Circa un terzo della popolazione adulta riferisce sintomi di insonnia, con una prevalenza maggiore nelle donne.rnrnPer insonnia si può intendere difficoltà ad addormentarsi, difficoltà a mantenere il sonno o risveglio precoce con difficoltà di riaddormentamento, ma per definirsi cronica i sintomi devono presentarsi almeno tre volte a settimana per un periodo di almeno 3 mesi.rnrnGli effetti negativi dati dalla mancanza di sonno sono molti e l’americano Randy Gardner ha permesso di documentarli dato che detiene il record per il più lungo periodo intenzionale documentato passato senza dormire. Senza l’aiuto di stimolanti, è riuscito a rimanere sveglio per 264,4 ore, cioè 11 giorni e 24 minuti. Parte della sua motivazione era data dal voler dimostrare che la mancanza di sonno non è poi così negativa.rnrnMa ciò che ha dimostrato è che si sbagliava: tra allucinazioni, paranoie e sbalzi di umore ci ha confermato che la privazione di sonno ha varie conseguenze negative, basti pensare che ha deciso di interrompere l’esperimento perché “non sapevo più cosa stavo facendo”: stato confusionale, disorientamento, vuoti di memoria, difficoltà nel pronunciare scioglilingua sono alcuni degli effetti che ha subito Gardner. Il poco sonno colpisce infatti non solo la memoria di lavoro, la memoria a breve termine e le capacità attentive, ma ci sottrae anche la capacità di pianificazione e programmazione, costringendoci a svolgere solo azioni routinarie che non richiedano un particolare impegno cognitivo. Se una persona soffre di mancanza di sonno su base regolare, può iniziare inoltre ad avere pensieri maniacali. I sintomi includono psicosi, paranoia, livelli di energia estremamente elevati, allucinazioni, aggressività e altro ancora. Nel lungo termine l’insonnia è associata anche ad ansia e depressione. La comorbilità tra insonnia e altre malattie mentali è elevata: sia l’insonnia può aumentare il rischio di malattie mentali, sia la presenza di disturbi mentali può aumentare l’insonnia.rnrnCome curare l’insonnia? Secondo l‘American College of Physicians la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia è il miglior trattamento per le persone che soffrono di insonnia cronica. La terapia cognitivo-comportamentale interviene sulle corrette abitudini del sonno e sui pensieri ad esso relativi e, secondo lo studio, dà minori effetti indesiderati rispetto alla terapia farmacologica.rnrnUn trattamento che ha avuto un buon riscontro in America si basa sul rafforzamento dell’associazione tra letto e sonno e sull’indebolimento dell’associazione tra letto e tutto il resto (ad eccezione dell’attività sessuale). Secondo questo trattamento bisogna utilizzare il letto solo per dormire: non per guardare la tv, non per leggere, non per mangiare. In questo modo assoceremo il letto soltanto al sonno e a nessun’altra attività.rnrnLe cause e la gravità dell’insonnia varia da individuo a individuo ma ci sono sempre più prove a sostegno dell’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale che si dimostra un buon aiuto per permetterci di fare sogni d’oro!
L’insonnia, cosa provoca e come combatterla
Pubblicato da: dott.ssa Federica Dileone | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:24
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