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Il Trono di Spade 6×04- Recensione

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:23

Siamo giunti alla quarta puntata de Il Trono di Spade, l’amata serie HBO tratta dai romanzi di George R.R. Martin. Dopo un inizio cronachistico in cui, salvo alcuni colpi di scena, abbiamo ripreso le fila della storia interrotta un anno fa, ecco una prima, vera, puntata d’azione in cui possiamo goderci gli autori e i personaggi al massimo del loro splendore.

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L’episodio 6×04, The Book of the Stranger, si apre al Castello Nero dove l’ormai ex Lord Comandante Jon Snow (Kit Harington) sta abbandonando i suoi compagni per spostarsi verso Sud, mettendo fine all’esperienza fallimentare con i Guardiani della Notte. Proprio in quel momento, tuttavia, l’arrivo di Sansa (Sophie Turner), Brienne e Podrick scompiglia i piani di Jon. La scena in cui i due fratellastri si ritrovano è una delle più toccanti di tutta la serie, nell’abbraccio lunghissimo tra i due personaggi riusciamo a cogliere tutto il peso di sei stagioni di separazione e disgrazie. Tra i due, è proprio Sansa a esprimere il pathos della situazione, dimostrando ancora una voltala crescita attoriale della Turner.

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La puntata prosegue con una panoramica sugli altri personaggi (perdiamo di vista, ironia del caso, Arya), scandita, come al solito, spostandoci nelle varie regioni del Continente Occidentale. Ritroviamo per la prima volta in questa stagione il giovane Lord Arryn (John Standing), sempre più pallido e inquietante e Petyr Baelish (Aidan Gillen) che piomba nel racconto con rinnovato eloquio e aggressività. Il suo dialogo, così come quello di Tyrion con i rappresentanti dei padroni e degli schiavi di Mereen e quello di Cersei con Olenna Tyrell, è un esempio di grande scrittura e e dona alla puntata una raffinata veste psicologica e politica, caratteristica che ha sempre reso Il Trono di Spade unico nel suo genere.

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Nel complesso, sta crescendo esponenzialmente la tensione del gioco del trono in un frangente narrativo cruciale, in cui i pezzi del puzzle iniziano lentamente a ricomporsi. Da un lato, il Nord vilipeso dal sanguinario Lord Bolton (da brividi la sequenza della lettura della lettera che costui invia a Jon, in cui si evince ancora una volta tutta la follia del personaggio), dall’altro il Sud in uscita dallo stallo politico provocato dalla politica irruenta e dalla fuga di Daenerys. Al centro, ad Approdo del Re, la vecchia nobiltà arriva (finalmente) a mettere da parte gli screzi del passato per allearsi contro il fanatismo di High Sparrow e dei suoi seguaci, lasciandoci intendere un imminente rovesciamento del regime di terrore religioso instauratosi durante la scorsa stagione.

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Un altro fil rouge di questa puntata ricca e complessa è il legame familiare, in particolare il legame fra fratelli. Oltre all’incontro tra Sansa e Jon, vediamo anche Margaery e Loras Tyrell (Finn Jones) finalmente insieme, seppure nelle prigioni degli Sparrows, e Theon (Alfie Allen) che, di ritorno nelle Isole di Ferro, stipula una nuova alleanza con la sorella Yara (Gemma Whelan). Con le dovute differenze, i tre momenti sottolineano l’importanza che nella serie riveste la linea di sangue nel disegnare gli equilibri politici e nel definire i poli di forza del Continente Occidentale. Per questo motivo, diventa fondamentale per Sansa e Jon sottrarre alla grinfie di Bolton sia il piccolo Rickon sia Grande Inverno, ultime tracce concrete dell’antico vigore degli Stark e dei valori trasmessi dal patriarca Eddard alla sua progenie.

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Quello che rende davvero memorabile la puntata, tuttavia, è il finale: abbiamo lasciato Daenerys ostaggio delle tradizioni Dothraki, rinchiusa con le altre vedove Khaleesi nel tempio di Vaes Dothrak, in attesa della sentenza che le concederà di vivere per sempre nella città sacra come una vestale o che la condannerà a morte. Tuttavia, le ambizioni della giovane Targaryen non potevano certo essere fermate da un manipolo di rozzi Dothraki, e, con l’arrivo di Joras e Daario, la ragazza escogita il suo piano di fuga.

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Il sangue di drago esplode nel finale di questa quarta puntata, regalandoci uno dei momenti più epici di tutta la serie. La forza visiva della Madre dei Draghi che si presenta come una dea terribile e vendicativa, giusta con i deboli e crudele con gli empi, chiude la puntata e aggiunge alla storia un nuovo elemento: i limiti di Daenerys e la sua insicurezza giovanile sono stati spazzati via. Se la prima volta che la ragazza sopravvive alle fiamme (guadagnandosi l’appellativo di “Non-bruciata”) ne esce spaurita e pudica, come una creatura appena nata, questa seconda volta la sua nudità risplende in tutto il suo essere donna e guerriera, matura e consapevole, pronta a ridurre in cenere tutto quello che si mette tra lei e il Trono di Spade.

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