Un inizio fiacco per Marseille, la serie Netflix con Gérard Depardieu lanciata con molto clamore lo scorso 5 maggio.
rn
Il sindaco di Marsiglia, Robert Taro, interpretato, appunto, da Depardieu sta terminando il suo mandato. Al suo fianco, il giovane e rampante Lucas Barrès (Benoît Magimel) costruisce il suo debutto tra i protagonisti della politica locale, dopo anni passati all’ombra dell’ingombrante e carismatico sindaco. Una giovane giornalista, Julia (Stéphane Caillard), si muove nella banlieue marsigliese alla ricerca di scoop, sprezzante del pericolo.
rn
Lanciato come l’House of Cards francese, Marseille ricorda per molti versi il suo precedente americano (e prima ancora, britannico), senza reggere il confronto, sotto ogni punto di vista.
rn
Depardieu, almeno in questa prima puntata, ci consegna un Taro che convince poco a causa sia di un copione poco efficace, sia di un’interpretazione molto al di sotto delle potenzialità dell’attore. Il rapporto tra il sindaco e sua moglie, Rachel (Géraldine Pailhas), scimmiotta l’indagine nel personale che House of Cards mette in scena con i coniugi Underwood, senza arrivare allo stile con cui Beau Willimon sa dosare sguardi e parole e alla forza del personaggio di Claire a cui Rachel non riesce a arrivare.
rn
Purtroppo il paragone con la serie americana (che, ricordiamo, fa sempre parte della scuderia Netflix) non si può evitare, dati i numerosi richiami che nel corso della prima puntata Marseille mostra al pubblico. Tra tutti, forse il più esplicito è l’espediente dei messaggi che, dal cellulare di Taro, sono mostrati al pubblico sullo schermo: un espediente originale per House of Cards, ripetitivo e inutilmente citazionistico in Marseille.
rn
Allo stesso modo, la figura di Julia, giornalista giovane, carina e intraprendente ricorda, in un primo momento, il personaggio di Zoe Barnes (Kate Mara). Il modo con cui Julia interagisce con il protagonista Taro, tuttavia, si distingue come uno dei pochi colpi di scena del primo episodio.
rn
La fotografia dà una veste sciatta all’intera puntata, con una luce anonima che, invece che sottolineare l’intrigo e il mistero dei giochi politici, evidenzia la scena come in una fiction mediocre per un pubblico disattento.
rn
La rappresentazione della malavita marsigliese, che fa da sfondo all’azione politica istituzionale, è piuttosto banale e ridicola, molto lontana dal rendere la drammaticità della violenza con le quali le forze extraparlamentari incidono nei grandi avvenimenti pubblici (e questa è storia sin troppo nota a noi europei per essere trattata in modo così superficiale).
rn
In generale, la prima puntata scorre in modo incerto e non permette allo spettatore di appassionarsi alla vicenda, lasciando al pubblico di Netflix, abituato a standard di alta qualità, un prodotto vecchio e claudicante.
rn