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La città noir e illegale incompresa dai Soloni di Bariperbene

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:21
Nota a margine dei fatti di questi giorni.

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Esistono almeno due città oggi a Bari. Una inserita, agiata e politicamente corretta ed un’altra apatica e fuori dai giochi in cui fenomeni di emarginazione sociale sconfinano in emergenza criminale. Finiti i partiti, fuori gioco sostanzialmente il sindacato, scomparsa ogni forma di civismo assistiamo attoniti all’emergere di fenomeni malavitosi comuni ed organizzati come forse mai prima in precedenza senza riuscire a leggerli adeguatamente.
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Cosa è Bari oggi esattamente? Davvero la sua “narrazione” è tracciabile con un solco? Da un lato quella perbene e dall’altra quella dei cattivi come ce la racconta semplicisticamente la amministrazione di Bari?

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E’ sufficiente, come successo in queste ore, invocare legge ed ordine (necessari) contro i venditori abusivi senza tenere conto di quanto socialmente sia degradata la città al fine di porvi rimedio?

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Temo di no al netto della abnegazione e del senso dello Stato e delle Istituzioni delle forze dell’ordine che hanno affrontato “gli abusivi”.

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In questi giorni, e nei mesi precedenti, è successo di tutto: sparatorie, cariche di polizia e carabinieri, rinvenimento di armi e addirittura tritolo nei giardini urbani. Che succede alla nostra città? Quale è la conduzione sociale che produce questi fenomeni e soprattutto come si inverte la tendenza? Vorrei discutere di questo qui ed ora per cercare di capire se i vari “cacca day” ed altre lodevoli ma superficiali trovate social della amministrazione barese siano sufficienti o invece terribilmente inadeguate alla condizione data. Lo dico perché, scusate, credo nel primato della politica che non è estranea affatto a quanto succede ne si può limitare a dare giudizi senza autogiudicarsi.

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E vorrei capire quanto sta incidendo nella evoluzione o involuzione della fase la politica della amministrazione barese. Quanto è utile ad esempio oggi ai fini della prevenzione dei fenomeni e nell’immaginario collettivo la foto del sindaco seduto su una montagna di rifiuti abbandonati dopo due anni di lotta senza quartiere a dimostrare icasticamente la sconfitta dello Stato ma utile alla condivisione social?

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Continuo a pensare che senza un radicamento sociale ed una analisi che coinvolga politica, sindacati, forze produttive, scuola, volontariato ecc., senza uno studio, insomma di quanto va involvendo a Bari i semplici richiami alla legge ed all’ordine rischiano di essere vani e soprattutto inutili se non controproducenti. La sconfitta di questi fenomeni come è noto richiede tempo ed investimenti di lungo termine a partire dalla scuola mentre oggi le classi dirigenti hanno bisogno di mostrare immediatamente (selfie) i risultati.

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Pensate davvero che coloro i quali sono scesi in piazza ieri (ma era già successo qualche anno fa ai tempi di Emiliano) abbiano paura dei vigili urbani? O della polizia? Davvero pensate che il problema che abbiamo sia il rispetto delle norme igienico sanitarie e non il controllo del territorio?

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La verità è che il controllo del territorio è stato ceduto da tempo da parte dello Stato sin da quando abbiamo ritenuto che l’ordine pubblico ed il fenomeno mafioso fosse materia esclusivamente di tipo giudiziario e non politico. Lo ha fatto anche la politica locale ritirandosi dagli insediamenti di confine e limitandosi a coinvolgere capetti e bulletti quando non parenti dei boss direttamente nelle famigerate liste civiche fuori da ogni controllo e filtro. Da ragazzo ho passato (abbiamo passato) anni della mia vita in sezioni di partito a Bari Vecchia e Libertà, e conoscevamo abbastanza bene da potere leggere quei fenomeni al fine di prevenirli attraverso la politica mediata. Quando la prima Giunta Emiliano si insediò a Bari fu naturale dotare la città di un ufficio per la “lotta non repressiva” alla criminalità. Che fine ha fatto quell’approccio nella città di Bari?

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Ieri nelle bacheche facebook ho letto decine di commenti indignati con note persino lombrosiane nel descrivere le famiglie di sottoproletariato (non giustifico nulla sia chiaro mi limito a descrivere) che protestavano per potere fare quello che vogliono in città magari in qualche caso per vivere o sopravvivere. Già, fare ciò che vogliono, non è del resto quello che fanno i potenti con i lavoratori oggi? Possiamo noi giudicare così facilmente e frettolosamente mentre sorseggiamo Spritz nei locali alla moda?

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Nella regione e nella città in cui i Voucher per sfruttare il lavoro si vendono a milioni ed in cui l’emarginazione sociale e la disoccupazione cresce, davvero ritenete che la questione possa essere liquidata con due cariche di polizia e qualche post indignato su facebook?

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Davvero l’azione della classe dirigente amministrativa di Bari che dichiaratamente non fa “politica” ma fa solo amministrazione, può sperare di continuare a sottovalutare quanto sta avvenendo limitandosi a pure necessari richiami alla legalità? Io credo di no.

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Ma soprattutto, continuo a pensare che compito della politica non sia tracciare e approfondire solchi tra chi è incluso e chi è escluso. Per decenni abbiamo lavorato a ricucire le due città sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale e culturale.

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Non vorrei che oggi faccia a tutti noi inconsciamente comodo una irrecuperabile Baridelmale cui contrapporre una “BariPerbene”.

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Oggi avremmo bisogno, invece, di un progetto che abbia come obbiettivo quello di tentare di re-includere quella parte di città che rischia di perdersi oltre quella già probabilmente persa. Unire la città e non di allontanarne altri pezzi, ponti e non solchi.

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Insomma una BariperTutti in cui il bene sia obbiettivo comune e non di una sola parte.
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