Esiste un volo diretto da Bari a Cluj Napoca. Cluj è in Transilvania, in Romania, ai piedi dei Carpazi. Visitare luoghi inconsueti regala spesso la vera soddisfazione del viaggiatore. Calarsi in realtà vicine, seppur diverse, fa incontrare l’inatteso dietro l’angolo.rnrnLa Transilvania è la terra d’origine del conte Vlad, dei vampiri e degli orsi.rnrnLe distanze sono enormi, il paesaggio costante. Rimpiangi la modalità on the road all’Italiana, per cui ogni cinquantina di chilometri scopri ambienti e colori totalmente differenti. Poi inizi ad apprezzare il rilassamento della coerenza: prati di fiori gialli, chiese fortificate con piccoli cimiteri lì disseminate, boschi e castelli. Agli angoli della strada famiglie rom che festeggiano la Pasqua ortodossa tra canti, vino e gonnelloni. Pascoli a perdita d’occhio, simpatiche vecchiette a tre denti che cercano di far rincasare mucche indisciplinate.rnrnA Bran si può visitare il castello gotico più famoso, quello del conte Dracula. Ogni centinaio di chilometri incontri cittadine medievali perfettamente conservate, tranquille e silenziose. Merita una serata Cluj Napoca, ricca di locali alternativi e una cena il suo ristorante tradizionale Matei Corvin, tra stinchi affumicati, zuppe di trippa con panna acida e frittelloni ricoperti di ciliegie in confettura.rnrnSibiu è la capitale sassone della regione: enormi e colorate piazze, tipici tetti a timpano e torri difensive.rnrnSighisoara è lenta e romantica, Brasov più movimentata e bohémien; qui sbatte al cielo la Chiesa Nera, la più grande tra le gotiche di Romania.rnrnE’ imperdibile la miniera del sale di Turda, risalente al 50 a.C., anche se soffocata dal parco divertimenti nella sua pancia. La passeggiata nella passerella sospesa a 120 metri sulla gola sotterranea toglie il fiato, tra cristalli, sfumature e stalattiti di sale.rnrnLa gastronomia locale è per palati forti e per chi ha pelo sullo stomaco. La carne è onnipresente, in tutte le sue declinazioni: ovina, suina, bovina; filetti e tante frattaglie; al forno, da zuppa e fritta. Raramente si serve pura, più spesso pasticciata con formaggi, patate e salse agliate. E’ difficile darne una valutazione che si avvicini all’oggettivo, perché è molto lontana dal nostro approccio: nonostante una materia prima molto simile, la rielaborazione è molto antica – quasi medievale. Ogni piatto è estremamente ricco di calorie e sapori sovrapposti, si utilizzano fondi, erbe e grassi animali.rnrnIl vino è mediamente gradevole e pulito, con un picco di bontà toccato con il maestoso rosso in barrique Selene, da uva feteasca neagra in purezza, il vitigno più rappresentativo della regione risalente a 2000 anni fa. I sentori ematici – localmente vampireschi – si abbinano a note di frutto surmaturo e formidabile concentrazione e struttura, esaltate dall’assenza di filtrazione. Un calice da maestro, ricco ma non piacione, di quelli che rimangono impressi nella memoria per imprevedibilità e importanza.rnrn rnrn rnrn rnrn
Transilvania, terra del conte Vlad, dei vampiri e degli orsi
Pubblicato da: Francesca Mosele | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:21
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