“Sognavo sempre” è il primo album solista del cantautore leccese Luprano: negli undici brani che compongono il lavoro si trovano mescolati indie-folk, pop e dream pop. Luprano è il nome di questo nuovo progetto di Ivan Luprano, dopo l’esperienza nel gruppo La Teoria dei Giochi negli anni zero, e dopo altri progetti musicali. Il lavoro conta pure sulle collaborazioni di Lucia Manca e Matilde Davoli.
Si tratta di un album che parte da una situazione personale, dal contrasto tra un carattere sensibile, in rotta di collisione con una società che spesso invece non lo è.
Quali le differenze tra la creazione di un disco da solista e uno in gruppo?
Le differenze tra lo scrivere un disco da solista e scriverlo come parte di una band sono spesso abissali. La scelta di comporre da solista è stata frutto delle circostanze, ma anche di una mia personale necessità. Per quanto riguarda le circostanze: si fa di necessità, virtù. Se sei da solo, devi fare da solo. Ma è anche una necessità personale, che scaturisce da un percorso artistico in cui a un certo punto ti accorgi che hai bisogno di mettere solo te stesso ed esprimere ciò che hai dentro. Una necessità di espressione a tutti i costi, quindi. Suonare è sempre stata per me una forma di aggregazione. Creare una band ha sempre significato per me sia condividere, sia creare insieme: ma sopratutto stare insieme. Comporre questo disco da solista è stata un’esperienza diversa, più comoda per certi versi, ma anche più difficile; comoda perché ero, appunto, più libero di esprimermi come volevo (sia musicalmente che per i testi), ma molto più difficoltosa perché attorno ci ruotava tanta solitudine e poca comunione con altre persone.
Nel brano “Sognavo Sempre” è possibile cogliere atmosfere dream pop, che ad esempio ricordano Grimes. Quali i riferimenti di Luprano per questo genere musicale?
Be’, ho ascoltato tonnellate di dischi tra i quali, sì, mi è anche capitato di ascoltare Grimes. In questo genere musicale prediligo Beach House, ma anche Chromatics, e potrei citarne ancora tantissimi…
Quali sono le soddisfazioni che può dare la musica?
Purtroppo, spesso, non economiche… Ma questo si sa! La più grande soddisfazione è quella di arrivare alla gente che ascolta e magari apprezza il tuo disco. È bello vedere come qualcuno avrebbe visto o suonato un certo pezzo, che scelte avrebbe adottato, ecc. Anche queste sono soddisfazioni, come anche il sapere che la gente canticchia la tua musica. Mi piace molto.
In “Nuda” si parla di una ragazza degli anni ’90. Più in generale, che ricordo ha Luprano di quegli anni?
Erano gli anni in cui ho vissuto la mia adolescenza, la mia piena giovinezza. Inconsapevole, del tutto fuori dal controllo. Erano gli anni in cui si voleva cambiare il mondo in uno più idilliaco, in un mondo stupendo fatto d’amore e di pace. Ciò che più – o meno – avrebbe risposto a questa domanda anche chi ci ha preceduto, parlando degli anni della propria giovinezza. Era un’epoca del tutto diversa da quella che stiamo vivendo oggi: per alcuni versi sono cambiati i costumi, però erano anni in cui vi era molta più protesta, in forme diverse. Poi erano gli anni dei Nirvana e allo stesso tempo dei Pavement. Tra l’altro i Pavement hanno decisamente cambiato la mia idea di fare musica in quegli anni e, credo, anche negli anni a venire.
[Riprendendo il ritornello del brano “Come misurare”] Ci sarebbe in conclusione un’unità di misura dell’amore?
Bella domanda questa! Calcolando il calore e la velocità delle pulsioni più i centimetri di profondità e moltiplicando poi il tutto per… [Ride]