BARI – “Fondamentale è stata l’azione preventiva delle forze dell’ordine, l’indagine non è infatti partita dalle segnalazioni dell’intelligence”. Il pm della Direzione nazionale antimafia Elisabetta Pugliese racconta così la complessa operazione antiterrorismo, partita lo scorso 16 dicembre, che ha portato al fermo di tre cittadini afgani e pachistani residenti nel Cara di Bari, a Milano e nel foggiano.
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Punto di svolta nell’inchiesta sono stati i cellulari dei 6 indagati, che contenevano fotografie degli attentatori con fucili d’assalto in mano, di possibili obiettivi, tra cui il porto e un ipermercato nella periferia di Bari, e file audio con cori jihadisti. “Le indagini si stanno ora concentrando sulla ricerca di altre tre persone – dichiara Vincenzo Molinese, comandante provinciale dei carabinieri di Bari – per svelare i punti di raccordo tra l’immigrazione clandestina in città e la pianificazione degli attentati terroristici”.
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Bari quindi si riconferma una piazza importante per le cellule terroristiche in Italia. “Si tratta sicuramente di un punto di passaggio – racconta Roberto Rossi, pm della Direzione distrettuale antimafia – per questo stiamo intensificando i controlli sul territorio”
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Le forze dell’ordine hanno iniziato a sospettare quando hanno visto uno degli indagati registrare un video nei pressi dell’Ipercoop nel quartiere di Santa Caterina. “Da lì sono scattate le indagini – racconta il procuratore capo di Bari Giuseppe Volpe – rese particolarmente complicate dal fatto che le uniche prove a nostra disposizione erano proprio i loro cellulari, che non è stato facile violare. Attentati imminenti in Italia non mi risultano”.