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Diego Antonacci: “L’immobilismo è il più grande degli errori”

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:17
Antonacci

L’Italia – e in particolare la nostra regione – registra un tasso di disoccupazione molto  alto, soprattutto tra i giovani. Secondo te – al di là della crisi mondiale di cui tanto si parla – perché i ragazzi oggi non trovano lavoro?rnrnBella domanda, ambizioso e forse un po’ arrogante pensare di avere una risposta. Posso forse però raccontare quali sono state le considerazioni nate durante i miei anni di vita lavorativa. Quindici anni fa ho cominciato un percorso, avevo un’idea, avevo una forte voglia di creare qualcosa e di raggiungere prima della laurea una mia indipendenza e ho così deciso di approfondire scenari che non conoscevo, di analizzare contesti, di rischiare e così di avviare un’attività che oggi ci piacerebbe chiamare startup.rnrnIn questi quindici anni il “telefonino” è diventato intelligente, internet è uscita dalle mura di casa, le stampanti hanno cominciato a produrre oggetti, insomma sono accadute cose eccezionali ma per molti di noi il concetto di lavoro è rimasto lo stesso. Il famoso posto fisso è ancora il sogno nel cassetto di molti giovani, il principale traguardo di vita da raggiungere, a tutti i costi. Le tradizionali libere professioni continuano ancora ad esercitare una forte influenza su molti student, nonostante le strutture tradizionali con cui si organizzano siano completamente scollegate col mondo che le circonda. Parallelamente sono nati molti nuovi lavori che fino a qualche anno fa non solo non esistevano, ma neanche si potevano immaginare. Molti pionieri di questi mestieri, sono ora guru nel loro lavoro e non sarà stata di certo una passeggiata.rnrnEcco se dovessi sintetizzare il mio pensiero sull’argomento posso dire che la migliore maniera, per le nostre generazioni di reagire a questa situazione di “mancanza” (e lo dico tra virgolette) di lavoro, è quella di rimboccarsi le maniche, avere coraggio, formarsi costantemente, guardare “oltre”, ed essere disposti al sacrificio per crearsi il proprio lavoro e conquistare la propria indipendenza. Questa situazione è un’evoluzione del mondo in cui viviamo, non dobbiamo percepirla come una sconfitta. Dobbiamo essere pronti e adattarci a questo cambio di mentalità, per riuscire a stare al passo con i numerosi cambiamenti che il mondo continuerà ad affrontare nei prossimi anni.rnrnPrima l’idea di Impact Hub poi la gestione della sala Murat, che cosa vuol dire oggi creare delle opportunità per se stessi?rnPotrebbe voler dire, oggi più di ieri, innanzitutto autodeterminare il proprio futuro senza necessariamente aspettare che qualcuno e/o qualcosa incida sulle nostre scelte, sulle nostre passioni, insomma sul nostro essere e sulla nostra vita. Quando sei in prima persona a scegliere cosa fare e come farlo, seguendo le tue visioni, considerando le tue passioni, sfruttando al meglio le tue competenze, diventa più facile comprendere molte sfumature che ci circondano. Forse diventa più facile percepire le direzioni che di volta in volta prende la società e il mondo. Non voglio generalizzare, le propensioni di ognuno di noi possono essere molto differenti e ovviamente le attitudini cambiano, per fortuna è così e spero lo sarà per sempre. Ma è importante non farsi bloccare dalla paura di osare, qualsiasi cosa si voglia fare. L’immobilismo è il peggior errore in cui spesso inciampano molti giovani.rnrnMolti ragazzi – oggi adulti – della nostra generazione sono andati via da Bari. Non esattamente con una valigia di cartone.  Hai mai pensato di lasciare la tua città?rnrnNO e la risposta è netta. Il mio desiderio è stato sempre quello di restare nella mia città, nella mia regione. In certi momenti sicuramente è stato complesso, le opportunità che si manifestavano fuori non erano le stesse di qui, e se avevi un minimo di ambizione e sana volontà di affermarti professionalmente, la convinzione era che dovevi andar via. Ma il desiderio di creare qualcosa che avesse un impatto positivamente dirompente sulla mia terra, è sempre stato così forte da non farmi cambiare idea. La Puglia e Bari, è ormai un dato di fatto, stanno vivendo negli ultimi anni una fase di forte innovazione, soprattutto in ambito sociale e imprenditoriale. Questo anche grazie a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di restare. Il territorio ne ha giovato perché ha potuto, anche se in parte, trattenere per sé la carica propulsiva delle nuove generazioni. Contemporaneamente abbiamo tanti esempi di pugliesi, andati via da giovani, che sono ormai affermati su scenari nazionali ed internazionali. Ho molti amici che presero questa decisione altrettanto coraggiosa. Ora la nostra regione potrebbe approfittare di queste risorse, che sono in giro per il mondo, per contribuire a creare valore sul nostro territorio e per riportare competenze, esperienze e visioni ai giovani che decidono di rimanere.rnrnCosa vuoi fare da “grande”?rnrnCrescendo spero soprattuttodi continuare a divertirmi in quello che faccio, e riuscire a lavorare per produrre innovazione e impatto positivo. Nel 2016 sono partiti (o quasi) due nuovi progetti, Spazio Murat/Puglia Design Store e Comama, ma abbiamo molte idee ancora in cantiere: tra queste stiamo strutturando un modello di Impact School, che per ora stiamo sperimentando con un programma partito nelle ultime settimane. La speranza è che ciò che abbiamo in testa, la nostra visione, il modello non solo di lavoro eorganizzativo ma di visione di vita e del mondo, continui ad affermarsi e a costruire positività.

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