Si chiama Crony capitalism, “capitalismo degli amiconi”. Indica una economia nella quale il successo dipende dai rapporti amicali che chi fa affari riesce a stabilire con i rappresentanti di un governo o di una amministrazione pubblica. In italiano “clientelismo” si avvicina, ma non rende bene la dimensione strutturale e fa pensare a una distorsione del sistema dovuta alla presenza di qualche “mela marcia”.
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Le vicenda Guidi-Total-Tempa Rossa e Renzi-Boschi-rispettive famiglie-banche rappresentano in “maniera plastica”, per usare una espressione cara a una persona che ha un ruolo di grandissima rilevanza politica nel panorama della cittadina dalla quale scrivo, questo intreccio strutturale. Che in Italia si trova replicato a tutti i livelli.
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Far funzionare questo meccanismo, che permette di creare vantaggi per pochi a discapito di molti, non richiede necessariamente il ricorso all’illecito; certo, a volte può capitare che qualcuno allunghi troppo la gamba e metta il piede in fallo e allora ecco che scoppia lo scandalo; ma il più delle volte tutto gira con oliata precisione nella più assoluta legalità.
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Ormai siamo un po’ tutti rassegnati a scelte di madornale sfacciataggine, come quando – è capitato – si fanno dei bandi di assunzione prevedendo requisiti “a fotografia”. Che so? Per esempio si richiede non solo una laurea in una certa materia ma anche una tesi su un argomento, diciamo così, un po’ troppo specifico; si sa, il mondo va così, che ci vuoi fare?
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Compiere in Italia cose a un tempo di sconcertante immoralità e di perfetta legalità non è affatto difficile: allo scopo disponiamo di una condizione normativa eccellente. Una pletora di norme, leggi, codicilli da cui si può scegliere, come api svolazzanti sui fiori, quella che più fa alla bisogna. Anche se ci vantiamo di vivere nella patria del Diritto e crediamo di essere più intelligenti di altri popoli, noi italiani abbondiamo solo di furbizia, qualità che si riconosce ai servi, non certo agli uomini liberi.
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Per esempio: c’è una legge che impedisce di costruire entro i 300 metri dalla costa? C’è anche un decreto che dice che si può ricostruire quello che una volta c’era. Ma “una volta” quando? Beh, non è specificato, si può risalire indietro nel tempo a piacere.
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“Ma è tutto legale!” strillano. Sì, certo. Mai detto il contrario.