BARI – “Solo l’avvio del porta a porta in tutta la città può migliorare la situazione dei rifiuti a Bari”, parola di Francesco Tarantini, presidente regionale di Legambiente. Tra discariche esaurite, impianti fermi e sotto sequestro, illeciti e raccolta differenziata ferma al palo, in Puglia è ormai emergenza rifiuti. Lo dicono i numeri, lo dicono le inchieste penali e quelle dell’Anac: non solo si rischia il collasso, ma la criminalità – in questo marasma – potrebbe finire per fare affari d’oro.
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L’emergenza
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Secondo l’ultimo rapporto sui rifiuti urbani dell’Ispra, la Puglia riceve nei suoi impianti oltre 420mila tonnellate di rifiuti provenienti da altre regioni. E in particolare da Campania, Calabria e Lazio, nonostante la crisi in cui è sprofondata. Qualche dato: mentre nel resto d’Italia si riducono del 14 per cento i rifiuti smaltiti in discarica, in Puglia si passa dal 67 al 75 per cento dei rifiuti smaltiti in discarica, ossia un incremento dell’8 per cento. “In Puglia siamo ancora lontani da una gestione sostenibile dei rifiuti”, lancia l’allarme Tarantini. Nei primi nove mesi del 2015 soltanto 187 Comuni raggiungono il 40 per cento di differenziata, cioè la soglia minima per cominciare ad avere una riduzione dell’ecotassa.
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Record di illeciti
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La Puglia è in testa alla classifica degli illeciti compiuti nel ciclo dei rifiuti. E’ la regione con il più alto numero di infrazioni accertate, ben 2.081, quasi il 29% di quanto registrato nelle altre 20 regioni, un numero 4 volte più grande rispetto al 2014. Record anche per persone denunciate, 2.020, e sequestri effettuati, 1.744. E la maggior parte delle infrazioni accertate si concentra nella provincia di Bari, ben 1.641.
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Le inchieste
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La Regione Puglia è finita anche nel mirino dell’Autorità nazionale anticorruzione (l’Anac) per la gestione poco trasparente degli Aro, gli Ambiti di raccolta ottimali dei rifiuti, che il governatore Michele Emiliano ha provveduto a commissariare. L’organismo presieduto da Raffaele Cantone ha inoltrato una segnalazione alla Procura di Bari e alla Corte dei conti della Puglia chiedendo di verificare reati penali e spreco di soldi pubblici che potrebbero nascondersi dietro la gestione poco cristallina nel ciclo dei rifiuti.