[vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_row_inner][vc_column_inner][vc_column_text][youtube]https://www.youtube.com/watch?v=y8nHHmSiKzM[/youtube][/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_row_inner][vc_column_inner][vc_column_text]Salutato come la rivelazione dell’anno per il cinema italiano, acclamato da critica e pubblico (ha vinto, tra gli altri, il Premio Ettore Scola al nostro Bif&st) e ridistribuito nelle sale proprio grazie al suo successo, Lo chiamavano Jeeg Robot è un esemplare raro della produzione artistica nostrana, ricco di aspetti magnificamente riusciti, che hanno dato vita a un risultato finale entusiasmante.rnrnGabriele Mainetti porta a casa un’opera prima di tutto rispetto, complice l’occhio sapiente del casting director Francesco Vedovato, che ha messo su un gruppo di attori bravissimi e perfettamente calzanti nei loro personaggi, a cominciare dal protagonista, Enzo Ceccotti alias Hiroshi/Jeeg Robot interpretato da un Claudio Santamaria ormai brizzolato, perfetto nel suo incedere scontroso e chiuso nel suo accento da romanaccio di Tor Bella Monaca. Santamaria in questo film riesce, in modo ineccepibile, a incarnare lo spirito dell’eroe per caso, dell’emarginato misantropo chiamato a difendere l’umanità, dando una sua gustosissima interpretazione della regola base de “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.rnrnLa controparte femminile ha il volto dell’ex concorrente del Grande Fratello Ilenia Pastorelli (Alessia), dolcissima e svanita, credibile nel suo essere del tutto al di fuori della realtà e allo stesso tempo portatrice di principi e valori fondamentali per la costruzione dell’eroe.rnrnSu tutti, però, c’è da riconoscere il personaggio del villain, lo Zingaro, al quale Luca Marinelli presta magistralmente il volto. Lo Zingaro è un bullo di quartiere, con una spiccata propensione per lo spettacolo, ambizioso e caotico come nella migliore tradizione degli antagonisti fumettistici (ricorda un po’ una versione italiana di Joker). Luca Marinelli, un volto relativamente nuovo, ha, in Lo chiamavano Jeeg Robot, lo spazio per esplodere in tutto il suo talento attoriale, con una prova interpretativa che ha sicuramente consegnato in maniera indelebile il suo nome alla rosa dei giovani talenti del cinema italiano.rnrnUna serie di attacchi terroristici fa da sfondo alla storia, ambienta in una Roma delle borgate spietata, violenta. Un ladruncolo solitario, Enzo Ceccotti, è inseguito dall’Antiscippo per un Rolex rubato e si tuffa nel Tevere per sfuggire alla giustizia: contaminato da una sostanza misteriosa simile al petrolio, Enzo scopre di avere una forza straordinaria e un’incredibile resistenza al dolore.rnrnCosa farebbe un abitante di Tor Bella Monaca (così come di ogni altra periferia d’Italia e del mondo) in possesso di superpoteri? Da questa domanda scaturisce l’azione e l’evoluzione del personaggio di Enzo, ribattezzato dalla bella e stordita Alessia, Jeeg Robot, a causa di quella che è una vera e propria ossessione per l’anime anni Ottanta di Go Nagai.rnrnLo chiamavano Jeeg Robot è esattamente quello di cui avevamo bisogno.rnrnUn film pensato da e per la “Generazione Y”, che ha masticato internazionalismo sin dall’infanzia, cresciuta anche grazie alla letteratura illustrata americana e giapponese e alle grandi saghe cinematografiche. Un’opera che sa finalmente di mondo, senza scimmiottare o imitare dei modelli fuori portata, ma valorizzando quella che è la kultur italiana, per dirla alla Thomas Mann.rnrnNon è il caso di giudicare questo film in un’ottica comparativa, parlando di un’opera “all’americana”, in quanto non siamo da meno in quanto a fantasia e invenzione (e finalmente ce ne rendiamo conto). L’ironia che sostiene i dialoghi durante la maggior parte del film, costituisce un punto di forza raramente così ben riuscito nei film del genere, con rimandi alla cultura pop extra fumettistica davvero sfiziosi: tra tutti, la performance dello Zingaro al compleanno della boss camorrista Tonia, con la sua versione di Un’emozione da poco di Anna Oxa, decisamente memorabile.rnrnLa genesi dell’eroe e la scoperta dei propri poteri e, soprattutto, della propria missione segnano i primi passi di una storia che vorremmo continuare a sentir raccontare (così come succede nella storia a fumetti di Roberto Recchioni uscita a febbraio): la costruzione della coscienza di Enzo/Jeeg Robot procede con un ritmo incalzante, lasciandoci con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto di film e avidi di nuove avventure, sperando, chissà, in un nuovo capitolo.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1455801643597{background-color: #e2e2e2 !important;}”][vc_column_text][vc_single_image source=”featured_image” img_size=”320×500″ alignment=”center”][vc_column_text][table sort=”desc”]rnTitolo,Lo chiamavano Jeeg RobotrnRegia,Gabriele MainettirnSceneggiatura,Nicola GuaglianonernCast,Claudio Santamaria – Luca Marinelli – Stefano Ambrogi – Maurizio Tessei – Ilenia Pastorelli – Francesco Formichetti – Daniele Trombetti – Antonia Truppo – Salvatore Esposito – Gianluca Di GennarornGenere,Azione – Drammatico – CinecomicrnDurata,112 minutirnData di Uscita,21 aprile 2016[/vc_column_text][td_block_21 custom_title=”ULTIME RECENSIONI” header_text_color=”#000000″ header_color=”#e2e2e2″ category_id=”203″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space][/vc_column][/vc_row]
Lo chiamavano Jeeg Robot – Recensione
Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:12
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