Il Veneto e le sue fiere del vino sono un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati del buon bere e non solo. Verona si mostra ancora più bella in luce, vita e locali. Complice una straripante primavera. Piazza delle Erbe – la più famosa e antica – mostra dei palazzi incantevoli con I rnresti di pitture a fresco dell’epoca romana; concerti e degustazioni in strada per il “Vinitaly and the city”. Tutti parlano di vino; produttori scambiano i loro crucci: “La schiuma bastarda che non va mai via finché no te finissi de fermentare…”. Passeggi e sorridi.rnrnIl Vinitaly è una fiera gigantesca e caotica, piena di tutto e del suo contrario. Sintetizzare una simile bagarre è impresa ardua. L’errore da non commettere è buttarsi dentro senza un programma, salvo avere quattro giorni a disposizione o reggere l’alcol come supereroi. Si tratta di un’edizione da record, per affluenza e numero di espositori, grazie a un’Italia che nel 2015 si attesta al primo posto nella produzione mondiale di vino. I compratori esteri aumentano di anno in anno. Il sud – tra I primi Puglia e Campania – è ricchissimo di visitatori. È evidente l’appeal della nostra regione, con nomi storici quali Rivera, Polvanera in crescita costante e Feudi di San Marzano, che mostra innumerevoli avventori grazie al suo Sessant’anni e al neonato e interessante bianco Edda. La Calabria si presenta unita e solidale: A’Vita, ottimo rappresentante regionale, rinuncia a essere presente negli spazi dedicati al vino naturale in nome di una valorizzazione comune del territorio e del suo Cirò. È al Padiglione 8 che si trova il Vivit, gruppo di cantine artigianali e naturali ben organizzate. Ottimo, speziato e balsamico il calice di Syrah di Amerighi. Il Vinitaly è anche l’occasione per assaggiare quei vini che hanno fatto la storia enologica italiana: il taglio bordolese di Tenuta San Leonardo, il Gaja o Ornellaia non capitano tutti i giorni.rnrnPoi ci sono le voci del “contro Vinitaly”: le piccole manifestazioni di Villa Favorita a Sarego e di Vini Veri a Cerea. Business minore, pochi lustrini, tanta sostanza. Parla solo il vino, forte e chiaro. A Villa Favorita si parte con le pazzesche e ormai note bollicine di Ca’ del Vent, Casa Caterina o con lo Champagne di André Beaufort. Si scoprono nomi nuovi, come il Blanc de blancs e i Riesling renani del trentino Micheletti. Filipa Pato stupisce con gli imprevedibili e sconosciuti vitigni portoghesi. Si sorseggia la Repubblica Ceca con gli estremi ma buonissimi succhi alcolici di Bogdan Trojak. L’Umbria di Fongoli dona un equilibrato e profondo Trebbiano macerato. Calice ogni anno irrinunciabile è il Magma, Nerello del cavallo pazzo Frank Cornelissen, nicchia delle nicchie dell’enologia etnea. Non mancano interessanti pubblicazioni di settore, come quelle di Possibilia Editore.rnrnLa sera si è stanchi ma felici. Dopo aver attraversato l’antico Ponte di Pietra in centro a Verona, una bella esperienza è la cena all’omonima osteria: kitsch e bohemienne al punto giusto gli interni, una coccola il terrazzino sull’Adige, esclusiva e da lasciare senza fiato la cantina sotterranea con un solo tavolo. Ed è proprio su una finestrella di quel ponte che si può dormire: una chicca l’appartamento Panorama Design di Airbnb. Se c’è ancora energia, si beve un miscelato come si deve all’Archivio.rnrnPeccato non poter toccare il seno di Giulietta, perché s’è fatto davvero troppo tardi.rnrnLa mattina dopo, prima di tornare a casa, una pausa pranzo da re e una passeggiata rilassante si può fare a Valeggio sul Mincio con il suo storico Ristorante Alla Borsa. Zittisce anche i più puntigliosi recensori con un tortello da manuale: una sfoglia così sottile che lascia intravedere il godurioso ripieno di carne o zucca.
Vinitaly tra il tepore e le coccole di vini pregiati e tortelli
Pubblicato da: Francesca Mosele | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:12
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