Note e tracce di Mimmo Bucci. Cammino davanti alla Chiesa del Redentore. Sento note di un rock stridente e ammalante. Percorro le strade del rione Libertà. E le mie orecchie sono come ammaliate da una musica ribelle e struggente. Corro con lo scooter per il lungomare verso la Fiera e cerco “un senso”. Ma non trovo nessuna risposta.
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Mi capita spesso così. Dal quel maledetto 15 maggio 2007, quando in una afosa serata estiva la somma di bravate e arroganza su una supermoto generò l’incidente che portò via per sempre Mimmo Bucci. Il rocker che Bari non ha mai avuto.
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Mimmo, figlio del popolo dalla voce sublime, era il cantante della “Combriccola di Vasco”. Morì mentre percorreva il lungomare di Bari, con il suo motorino. Ero lì quella maledetta notte e quando scrivo di Mimmo sento ancora il brivido provato sulla schiena quando appresi “le generalità dell’investito”, chiedendo informazioni – come per un presagio – ai vigili davanti alle transenne.
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Eravamo cresciuti insieme facendo politica a destra, nel Fronte della Gioventù. Poi Mimmo, tifoso appassionato della Bari, aveva scoperto l’amore sempre più forte per la musica, all’inizio con gli “Entropia”. Una febbre totalizzante. I suoi concerti erano un cult in città. Voce nazionalpopolare, apprezzatissima nel mondo delle cover-band di Vasco, nonché dallo stesso rocker di Zocca.
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Le note delle canzoni di Vasco, interpretate da Mimmo, non erano altro che una preghiera laica di riscatto sociale. Da quelle strade grigie del Libertà partiva un messaggio di speranza. Dopo ogni concerto dicevo che stava diventando sempre più bravo: non era come i cantanti finti alternativi, quelli che gridano slogan politici roboanti (“per il pueblo”) e tornano a dormire nell’attico di papà e magari poi, dopo qualche anno di bizzarrie, vengono sistemati con il posticino sicuro all’Università o nell’ente pubblico ad hoc. Mimmo rischiava e contava solo sul suo talento, aveva messo in gioco il suo futuro con note e musica. Per davvero. Senza un paracadute borghese: e questo lo rendeva un vero figlio d’Italia, dell’Italia profonda e generosa.
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Ero convinto che ce l’avrebbe fatta: dal quartiere più diseredato di Bari avrebbe ricevuto l’energia per raccontare le nostre inquietudini e i nostri sogni. Ai tempi non c’erano tutti questi programmi-palestraTv per i cantanti… Sono certo che Mimmo avrebbe sbaragliato ogni concorrenza a X-Factor e dintorni. Aveva nella voce il fuoco della rinascita di una comunità e di un quartiere, dimenticato da politici ingordi e da istituzioni ignave.
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Non trovo pace, mai, nel ricordo. Mi consolo solo con un vecchio adagio. Chi muore giovane è caro agli dei.
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@waldganger2000