WhatsApp ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare: costi vicino allo zero, emoticons, condivisione istantanea di video e foto. E’ soprattutto la modalità di comunicazione in gruppo la vera svolta. Chiunque all’interno della lista delle sue conversazioni avrà almeno un gruppo: gruppo palestra, gruppo lavoro, gruppo amici maschi, gruppo amiche femmine, gruppo comitiva, gruppo famiglia, gruppo del gruppo! Sugli smartphone dei bambini o degli adolescenti è spesso presente anche il “gruppo classe”, nelle sue svariate denominazioni. Aspetti positivi: ci si scambia informazioni, ci si confronta sui compiti a casa, si stringe amicizia. Ma come accade per tutto ciò che ci circonda c’è anche la doppia faccia della moneta.rnrnIl mondo virtuale può essere tanto felice e utile quanto cattivo e arrogante. Succede spesso che all’interno dei gruppi possano svilupparsi modalità comunicative “infelici”, può succedere che con leggerezza all’interno di questi gruppi virtuali possano ripetersi offese, ingiurie, cattiverie nei confronti di uno o più componenti. Possono circolare fotografie imbarazzanti fatte di nascosto in classe o nei bagni di scuola, possono prendere forma scherzi poco simpatici nei confronti dei più deboli. WhatsApp può diventare in un certo senso uno strumento di sviluppo del cyberbullismo, caratterizzato da atti aggressivi, di vessazione, di umiliazione, di molestia e di diffamazione condotti intenzionalmente e ripetutamente nel tempo da un individuo o da un gruppo di individui ai danni di una vittima usando un canale elettronico. In Italia questa forma di violenza è riconosciuta ormai dal 43% di adolescenti. Le tecnologie più utilizzate sono cellulari e Internet, sotto forma di chiamate moleste, sms, foto, video, social network. La vittima viene aggredita in modo pubblico, attraverso prese in giro, ma anche attraverso pubblicazione di foto o filmati imbarazzanti o riservati. Sono molteplici i video che girano in rete in cui vengono ripresi atti di intimidazione nei confronti di bambini disabili o indifesi.rnrnRecentemente si parla anche di cyberstalking per indicare messaggi di minaccia inviati con grande frequenza, di sexting che si riferisce all’invio di proprie immagini a contenuto sessuale sviluppate durante una relazione che poi vengono diffuse quando la relazione finisce (un esempio recente è la diffusione del video di Belen girato assieme al fidanzato in tempi passati e pubblicato online da questi a distanza di anni) e di sextortion quando chi viene in possesso di materiale privato come foto compromettenti può ricattare la vittima chiedendo altre foto o prestazioni sessuali.rnrnIl cyberbullismo si differenzia dal bullismo per diversi aspetti: innanzitutto non c’è bisogno di ripetere gli atti di violenza in quanto il materiale, una volta online, è sempre a disposizione; non è necessaria una supremazia fisica, sociale o caratteriale del bullo rispetto alla vittima in quanto in molti casi il “cyberbullo” non è identificato; per ultimo nel cyberbullismo non è possibile rifugiarsi in luoghi sicuri come la propria casa in quanto basta accendere il cellulare o il computer e l’aggressione è in agguato.rnrnUna caratteristica comune è invece il ricorrente silenzio delle vittime, impaurite dal cercare aiuto. Questo è dovuto non solo alla paura scaturita dalle minacce e dalle intimidazioni, ma anche dalla incapacità di gestione della situazione da parte dei genitori o degli insegnanti, che spesso possono peggiorare la situazione intervenendo in maniera poco adeguata. D’altra parte i genitori spesso hanno più paura di queste forme di violenza proprio perché hanno poca dimestichezza con le nuove tecnologie. È importante però, non lasciare i propri figli, soprattutto quando sono piccoli, abbondonati a sé stessi nella gestione dei nuovi mezzi tecnologici. Occorre quindi sensibilizzare anche i genitori ad un uso responsabile di internet, munendoli anche della conoscenza di alcuni strumenti tecnici che possano proteggere da attacchi indesiderati. Un esempio è la blacklist. Esistono anche numerose organizzazioni che si fanno promotrici di accordi internazionali come il “Safer Internet Day 2009” in cui alcune compagnie come Facebook, Google e Microsoft hanno acconsentito a mettere a disposizione degli utenti la possibilità di segnalare abusi subiti da parte di altri utenti.rnrnI bambini e gli adolescenti possono essere davvero abili nell’utilizzare le nuove tecnologie, ma possono essere altrettanto ingenui. Non bisogna vietare l’uso di internet, sarebbe inopportuno e impossibile, non bisogna avere paura della nuova modalità di comunicazione globale, bisogna solo imparare a conoscerla per gestirla al meglio.
Whatsapp e il cyberbullismo dei bambini
Pubblicato da: dott.ssa Federica Dileone | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:10
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