Stefania Craxi, presidente della fondazione intitolata alla memoria di Bettino Craxi, è intervenuta ieri a Barletta alla presentazione del libro “La notte di Sigonella”, mentre oggi sarà relatrice al focus sul Maghreb del Corriere del Mezzogiorno. Ecco un intervento dell’ex sottosegretario agli Esteri per Bordelrine24 – Il Giornale di Bari (mdf)
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Il protagonista di questa serata è il volume edito da Mondadori “La notte di Sigonella”, che ricostruisce la storia dei giorni concitati che seguirono al sequestro dell’Achille Lauro, con le parole di Craxi ed il supporto di documenti d’archivio inediti e, per la prima volta, anche con i Dispacci della Virtual Room del Dipartimento di Stato US.
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Per presentare questo lavoro, la Fondazione Craxi ha inteso produrre un docu-film dall’omonimo titolo, che oggi visioneremo in anteprima e che sarà nelle sale cinematografiche il prossimo 2 dicembre.
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Un’operazione, questa del libro e del docufilm, molto importante, dall’alto valore storico-scientifico e divulgativo.
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Un ringraziamento per l’eccellente lavoro che vedremo va poi ad Alessio Vinci, protagonista dei lanci di questo docu-film, ad Andrea d’Asaro ed Emiliano Ereddia, regista ed autore ed a Francesco De Siena e tutta Soul Movie per la pazienza ed il sostegno con cui ci hanno seguito in questi mesi.
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La storia non si può cancellare. “La notte di Sigonella” è una pagina che resterà scolpita indelebilmente tra le più belle pagine della nostra storia patria.
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E’ una storia di coraggio ed orgoglio nazionale, ma anche di umanità e di lungimiranza politica. La Fondazione Craxi ha pertanto inteso compiere con rigore storico ed onestà intellettuale un’altra operazione verità, tesa a fare piazza pulita delle molte mistificazioni volte a gettare fango sul protagonista di questa storia e di un pezzo di storia italiana, e sugli uomini e le donne, amici, compagni di partito e colleghi di governo, che ne hanno condiviso un pezzo di strada, alcuni dei quali presenti questa sera in sala.
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Durante il sequestro dell’Achille Lauro, la prima preoccupazione di Craxi fu quella di salvare la vita degli oltre 500 ostaggi e quindi, la granitica intenzione di usare fino infondo le armi della diplomazia.
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La mediazione, tesa ad evitare una strage, ebbe successo ma fu macchiata da un orrendo crimine, l’assassinio di Leon Klinghoffer, un cittadino americano, paralitico, di origine ebraica, alla cui memoria intendo dedicare un pensiero.
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A tal proposito, consentitemi di smentire una delle menzogne che, ad arte, ancora oggi viene fatta circolare per denigrare e gettare fango sull’operato del Governo Italiano a cui, con un tempismo straordinario quanto aspettato ha contribuito il solito quotidiano “la Repubblica” .
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L’azione di Craxi non è mai stata tesa a lasciare impuniti gli assassini di Klinghoffer, ma semplicemente a far rispettare le leggi italiane ed il diritto internazionale, dimostrando così che si poteva e si può essere leali alleati degli Stati Uniti d’America e contemporaneamente una nazione sovrana con tutti i suoi diritti.
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Infatti, i terroristi furono processati e condannati in Italia al massimo della pena.
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Quanto ad Abu Abbas, il mediatore palestinese inviato da Arafat, la cui azione consentì di liberare la nave e salvare gli ostaggi, fu lasciato ripartire non solo perché tali erano gli accordi presi, in un contesto internazionale assai delicato, da Craxi con Mubarak ed Arafat – che, come ebbe a dire in quell’occasione “tengo più alla parola che alla mia vita” – ma perché la stessa magistratura italiana, spesso invocata a sproposito, fece presente che non c’erano elementi per trattenerlo.
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A Sigonella, vinse quindi una politica ma soprattutto un principio. La prepotenza del più forte e la giustizia sommaria, non devono e non possono mai prevalere sulle ragioni del diritto come spesso è avvenuto e continua ad avvenire.
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Dietro le decisioni di Craxi, prese quasi sempre in solitudine, disponendo anche di poco tempo e di informazioni sommarie, non vi è stata mai nessuna sfida all’America, ma solo la volontà di difendere la sovranità del nostro Paese poichè considerava l’Italia una nazione con tutti i suoi diritti ed non “un’italietta”.
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C’era poi una visione geopolitica di fondo che sottintendeva ad ogni scelta e la convinzione che il nostro Paese dovesse mantenere il suo ruolo di primario interlocutore nelle vicende mediterranee ed una funzione attiva e propositiva nel processo di pace.
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Quel ruolo e quella funzione che, purtroppo, oggi abbiamo perso e che non svolgiamo più con grave danno per l’Europa e l’intera comunità internazionale.
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Infatti, se si fosse dato seguito alla visione mediterranea di Craxi, forse, si sarebbero risparmiati tanti spargimenti di sangue, l’instabilità, le tragedie epocali e tutti i problemi che dal Mediterraneo oggi giungono fino a noi.
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Fa male al cuore osservare che quell’Italia, che aveva prestigio e voce in capitolo sulla scena internazionale, oggi non c’è più; ne è riprova il fatto che i vari Governi che negli ultimi anni si sono succeduti non hanno saputo difendere i diritti del nostro Paese e quelli dei nostri uomini impegnati prima linea a tutela degli interessi dell’Italia.
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Mi riferiscono, come avrete ben capito, alla vicenda dei due fucilieri di marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i nostri due Marò che, nonostante le recenti notizie, continuano a vivere una situazione kafkiana che condanna le loro vite e quelle dei loro cari ad uno stato di perenne angoscia, insicurezza ed ingiustizia
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A loro, a tutti coloro che difendono e si battono nei più diversi teatri e contesti internazionali per il nostro Paese voglio dedicare questi lavori.