Quando è stato il momento in cui ti sei detto “questo è il lavoro, la passione che voglio portare avanti ” ?
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Quando, nel 1993, in occasione del saggio teatrale di fine anno accademico è partito il primo applauso al mio indirizzo. Ma ad essere sincero, mi faccio domande di continuo e tutti i giorni ho conferme che questa è la mia strada. Ogni volta è un passo avanti.
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Qual è il tuo rapporto con i tuoi strumenti?
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Da attore lo strumento che uso di più è il mio corpo, la mia mimica. Ci lavoro molto. Osservo e rubo continuamente tic e movimenti di gente che incontro al fast food piuttosto che in metropolitana. Da regista, la mia penna ottica.
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Esiste un feeling particolare?
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Col corpo non può essere altrimenti. Con la penna ovviamente no, è un oggetto, anche se ad essere sincero quando monto un film non posso farne a meno. La ritengo molto più utile di un qualunque mouse.
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Qual è la tua filosofia, il tuo personale modo di vedere il mondo che quotidianamente riporti nel tuo lavoro?
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Nel lavoro riconosco i miei limiti e li metto subito avanti, li sfido. Combatto continuamente contro le mie debolezze. Per il resto porto le mie regole, la mia disciplina, la serietà, il divertimento e tanta dedizione e sacrificio.
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C’è stato un momento nella tua storia personale, in cui hai dovuto rimetterti in gioco completamente, ricominciare e rivoluzionare il tuo modo di vedere la tua passione?
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Nel 2007 ho rischiato la depressione, ho avuto alcuni problemi in famiglia e le persone, i professionisti a cui mi affidavo per portare avanti il mio lavoro di attore e regista non mi hanno assistito come avrebbero dovuto (e potuto). Ho cambiato strategia. Ho cominciato a pensare diversamente, ho cominciato a far valere di più la mia comunicativa e la mia capacità di stringere rapporti con persone a tutti i livelli, soprattutto al di fuori dell’ambito spettacolo. A quel punto la struttura dei miei progetti ne è uscita totalmente ridimensionata. Oggi posso dire in meglio.
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Quando è stato il momento, quel singolo istante in cui ti sei detto per la prima volta “Forse ce la sto facendo davvero”?
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Non credo di avercela ancora fatta. Inseguo tanti sogni e molti di questi si stanno realizzando; poi rispetto a qualche anno fa alcuni obiettivi sono stati raggiunti e posso ritenermi molto soddisfatto. Quindi ogni step rappresenta una conquista e la sensazione di aver posto un nuovo mattone. Ma se devo essere sincero mi sento più realizzato adesso con un figlio rispetto a quando interpreto una fiction in prima serata.
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Qual è il tuo personale obiettivo da raggiungere entro un anno da oggi?
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Realizzare il mio film “Storia di un amore analogico”, naturale evoluzione de “L’Uomo Volante” il cortometraggio con Bianca Guaccero che ho presentato alla 72 esima Mostra del Cinema di Venezia. Non a caso questo corto è stato presentato insieme a Buonacultura, Accademia Togliani, Mibact e Cinecittà Luce in un evento dal titolo “Un Film per Farne un altro”.
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… e qual è il tuo obiettivo fisso, quello che ogni volta ricordi a te stesso?
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“Adelmo, resta come sei”. Aggiungo: “Anche se te ne fanno di tutti i colori”. Alla fine l’onestà paga. C’è un equilibrio universale con il quale noi tutti facciamo i conti prima o poi, e una relatività di fondo che esiste anche nella nostra professione. Lo so che sembra il contrario, però io la penso così.
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Vivi un rapporto particolare con i luoghi in cui hai lavorato? Esistono luoghi dove sei riuscito a sviluppare al meglio la tua passione?
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Ho amato molto i posti che hanno ospitato i set in cui ho lavorato. Tutti, indistintamente. Quando scrivo invece, ritengo che il mare sia una grande fonte di ispirazione.
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Come vivi il tuo rapporto con i social? Li sopporti o diventano stimolo?
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I social sono indispensabili oggi. Non potrei vivere senza. La comunicazione è tutto. Personalmente li sfrutto molto per lavoro, ma solo se ho veramente qualcosa da dire. L’unica cosa che mi disturba è l’abuso che se ne fa, il linguaggio di certi ‘personaggi’. Come diceva Eco sono emersi gli imbecilli, ma mi sento di aggiungere che i social hanno dato voce anche ad un mucchio di menti pensanti e in gamba.
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Credi che ad oggi ci siano luoghi ed eventi di confronto per il tuo lavoro?
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Noi produciamo cultura…il problema è tutto lì. Negli altri paesi la cultura si fa tra la gente, spazi aperti continui, dove c’è l’occasione per stare insieme e nutrire il cervello. La cultura si nutre di essa e con il confronto. In Italia si decide tutto a porte chiuse e in generale c’è poco ascolto per tutto ciò che è alternativo. Stiamo regredendo e la tv non fa niente per invertire questa tendenza al declino.
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La passione che sviluppi ha un suo proprio linguaggio specifico? Nel tempo son stati creati siti internet dove potremmo curiosare e provare ad entrare nel tuo mondo?
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Cerco di non fermarmi alle apparenze. Faccio ricerca di nuovi linguaggi, esploro. Di solito il mio istinto mi porta ad esplorare nuovi orizzonti narrativi, linguaggi, mezzi di espressione. Purtroppo mi è capitato spesso di vedere certe mie intuizioni maturare dopo anni, anche se all’inizio venivano snobbate. Vado però orgoglioso del fatto che in ogni cosa che faccio c’è uno sguardo al futuro e contemporaneamente al passato. Per quanto riguarda i siti, quelli più aggiornati sono quello dell’Accademia Togliani www.accademiatogliani.it e il canale YouTube ad essa dedicato. Sui miei lavori c’è un po’ di roba in giro…vi suggerisco di farci un salto…
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Se un ragazzo di oggi decidesse di intraprendere la tua strada, cosa consiglieresti? Accetteresti apprendisti?
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Citando TRON Legacy…gli consiglierei di ‘combattere per i creativi’ e quindi anche per sé! Ogni volta che inizio un lavoro recluto qualche giovane attore o assistente che lavori in produzione o nel reparto regia. Quindi gli apprendisti sono ben accetti!