BARI – Il detto popolare recita: tra moglie e marito non mettere il dito. Ecco, l’avrà pensata così il sindaco di Bari Antonio Decaro, che sul tema delle trivelle e la guerra scoppiata tra Michele Emiliano e Matteo Renzi ha preferito fare l’equilibrista e non schierarsi con l’uno o con l’altro. Almeno non apertamente. Cosa farà quindi Decaro? Andrà a votare e non sceglierà la strada dell’astensionismo chiesta dal suo amico premier. Ma non voterà nemmeno per il “sì”, come chiede invece Emiliano. Un si per dire no alle trivelle. Insomma, Decaro resta a mezza strada, d’altronde in un territorio apertamente schierato per il “no” alle trivelle sarebbe politicamente rischioso andare controcorrente. Non solo politicamente, ma anche dal punto di vista della “popolarità” tra i suoi concittadini: affermare che è cosa buona e giusta trivellare il mare Adriatico è quantomeno impopolare. E allora meglio non spingersi troppo, non indossare la maglia di una o dell’altra squadra, ma basterà? Ecco il testo integrale diffuso dal sindaco per motivare le proprie ragioni:
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“Da sindaco di Bari e della Città metropolitana, diversi mesi fa, mi sono impegnato, facendo approvare dai rispettivi consigli, mozioni e risoluzioni finalizzate a richiedere al Governo di modificare la legge in materia di ricerca e di estrazione di idrocarburi in mare. Le nostre proposte sono state recepite nella Legge di Stabilità 2016 che ha anche modificato, come richiedevano le regioni, le precedenti norme che di fatto rendevano possibile l’attività estrattiva.
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Ci sono stati momenti, anche qualche anno fa, in cui era all’ordine del giorno il rilascio di nuove concessioni per le prospezioni, con il rischio che le piattaforme si moltiplicassero. In quel momento, con convinzione ho sostenuto la battaglia per proteggere il nostro mare, l’ho fatto come politico, come rappresentante delle istituzioni e come cittadino pugliese.rnOggi grazie anche a questo impegno la legge italiana sulle piattaforme petrolifere è la più restrittiva d’Europa: nel nostro mare è vietato autorizzare nuove trivellazioni entro le 12 miglia.
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Questo è un risultato straordinario per tutti coloro che come me, in questi anni, si sono battuti per evitare nuove trivellazioni, per tutelare l’ ecosistema marino e per salvaguardare la bellezza e il patrimonio paesaggistico della nostra costa.
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Tuttavia è rimasta in vigore una norma, quella relativa al referendum, che non riguarda nuove trivellazioni entro le 12 miglia, già vietate, ma solo la proroga, alla scadenza, delle concessioni già rilasciate e da anni in esercizio, fino all’esaurimento dei giacimenti già coltivati.
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Posto che, qualunque sia l’esito del referendum, questo non comporterebbe una chiusura delle piattaforme, credo che il dibattito di questi giorni, che ha affrontato argomentazioni anche molto tecniche e complesse, sia legittimo tanto a sostegno del Si quanto a sostegno del NO e che i cittadini abbiano sempre il diritto di esprimersi.
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Personalmente, non ritenendo il quesito referendario determinante per le vicende del nostro territorio, parteciperò al voto con la scheda bianca, augurandomi che il referendum raggiunga il quorum e che i cittadini che si sono formati un proprio giudizio possano decidere per il sì o per il no, con la certezza che la battaglia per vietare nuove trivelle nel nostro mare, l’abbiamo già vinta”.