https://youtu.be/mifRn9USWKwrnrnBARI – Estorsioni e gestione delle case popolari erano diventate le principali attività del clan Parisi. Con un blitz nella notte, la polizia ha arrestato 25 persone ritenute vicine alla cosca del rione Japigia. L’inchiesta della Dda avrebbe documentato decine di episodi infiltrazione del clan Parisi nei cantieri edili di Bari e provincia. Le indagini sono state avviate nel 2011 dalla squadra mobile e sono state coordinate dal sostituto procuratore antimafia Patrizia Rautiis: secondo gli inquirenti, la cosca avrebbe imposto il pizzo in diverse forme ad almeno 24 imprese edili. Il gip del tribunale di Bari, Alessandra Piliego, che ha emesso le ordinanze di custodia cautelare contesta anche a sei imprenditori il concorso esterno in associazione mafiosa. Un imprenditore è stato arrestato, cinque sono indagati a piede liberto. Sono stati sequestrati 4,7 milioni di euro. Nell’inchiesta emerge una forma più raffinata di estorsione: l’imposizione di subappalti ad imprese amiche. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare c’è lo stesso capoclan, il boss Savino Parisi. Agli arresti anche Michele Parisi (fratello di Savino), Eugenio Palermiti, Cosimo Fortunato e Antonio Cardinale. Tra gli appalti inquinati dal clan Parisi c’è anche quello per la nuova sede della Regione Puglia. I cantieri sotto scacco sono 24, di cui 4 pubblici. Gli arresti sono stati eseguiti da 350 uomini della polizia di Stato con l’ausilio di unità cinofile e aeree.rnrnIl racconto del pentitornrn“Io, Cosimo Fortunato, noi abbiamo preso il cantiere della Regione Puglia che è su via Gentile…”. A parlare, interrogato dalla polizia, è Matteo Tulimiero, pentito del clan Parisi. Il collaboratore di giustizia, sentito nel novembre del 2012 dalla squadra mobile, racconta come l’organizzazione mafiosa fosse riuscita a controllare il cantiere aperto dalla Debar, l’importante impresa edile della famiglia De Bartolomeo, per la costruzione della nuova sede della Regione Puglia. “Per quel che riguarda gli appalti… su tutto quello che è la lavorazione… le faccio un esempio, perché loro praticamente non costruivano direttamente la Regione Puglia, ma appaltavano tutti i vari lavori, dalla carpenteria allo scavo… Io personalmente avevo raggiunto l’accordo che ogni ditta appaltatrice che entrava, oltre ad assumere una persona, doveva dare il mese, o alla fine del lavoro un tot che non era quantificato con nessuna delle ditte….”. E ancora: “Io ho parlato direttamente con De Bartolomeo ed io direttamente con la persona che poi ha fatto il guardiano sono andato all’ufficio di De Bartolomeo alla Debar, chiamato sempre da lui e convocato da lui, a portare i documenti di Di Gioia, altro affiliato di Fortunato, e gli ha fatto l’assunzione come guardiano…”. Quando la polizia gli chiede cosa sarebbe accaduto se non avessero assunto il loro “guardiano”, Tulimiero risponde secco: “E no, non lo apri il cantiere. Hai problemi. Apri il cantiere e ti rubiamo quello, ti facciamo cadere la gru. Fai il danno in maniera tale che la persona si rivolga alla gente del posto, alla gente del quartierernrnLe mani sulle case popolarirn
Un altro filone dell’inchiesta riguarda l’occupazione delle case popolari che venivano gestite dalla cosca. Le accuse contestate a vario titolo dal gip sono tra le altre, associazione mafiosa ed estorsione. Il clan “gestiva” l’assegnazione delle case popolari a Japigia: occupavano le abitazioni e cacciavano i legittimi assegnatari.
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La Regione Puglia parte civile
rn”La Regione Puglia si costituirà parte civile”. Ad annunciarlo è stato in serata il governatore Michele Emiliano. “Lo Stato in Puglia – dichiara – fa sentire ancora una volta la sua presenza contro la mafia. In tre giorni quasi cinquanta affiliati ad organizzazioni mafiose sono stati arrestati. Le mie congratulazioni ed il mio ringraziamento vanno pertanto ai magistrati baresi ed ai carabinieri e alla squadra mobile. Tra le persone coinvolte ci sono donne, minorenni e nomi eccellenti del panorama criminale”.rnrnI complimenti del ministro e le reazioni della politicarn
Sul blitz antimafia è intervenuto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: “Tutto questo è il lavoro instancabile della nostra squadra Stato”, dice. “Ancora una volta – ha commentato il sindaco Antonio Decaro – Bari dice no alla criminalità organizzata. I cittadini baresi stanno dalla parte delle donne e degli uomini della magistratura e delle forze dell’ordine che questa mattina ci hanno dimostrato che la luminosità del rispetto della legge e delle regole batte qualsiasi spettacolo di fuochi pirotecnici organizzato dai clan criminali. Nel cielo di Bari oggi brilla una sola luce ed è quella della legalità”. Anche il prefetto di Bari, Carmela Pagano, ha espresso viva soddisfazione e sincero compiacimento per la brillante operazione antimafia, denominata “Do ut des”. L’operazione segue quella di sabato scorso con cui i carabinieri, sempre sotto la direzione della Dda di Bari, hanno disarticolato una rilevante organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti in alcuni comuni limitrofi al capoluogo. “I risultati conseguiti – ha evidenziato il prefetto al questore e al comandante provinciale dei carabinieri – contribuiscono a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni dello Stato, costantemente impegnate, con determinazione e in modo sinergico, a prevenire, contrastare e reprimere la criminalità organizzata”.
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