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Dopo la maternità surrogata, l’amore in affitto?

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:02

Immaginiamo che un individuo, dichiarando il proprio amore, chiedesse ad una donna di condivere la vita con lui, e si sentisse rispondere da quella donna che lei sarebbe, sí, disposta a cominciare una relazione sentimentale con lui, ma solo per un “ragionevole” periodo di tempo offerto in cambio di un pagamento.

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In molti considererebbero questa pratica quanto meno bizzarra, poiché contrasta con l’esperienza che essi fanno delle relazioni d’affetto manifestate tra due persone che dicono di amarsi, il cui rapporto non puó essere mediato dalla forma astratta del denaro senza contraddire quel tipo di relazione personale. (L’esempio riportato sopra coglie in veritá un dato molto piú reale di come non sembrerebbe, se è vero che diventano sempre piú diffuse forme di commercializzazione non soltanto del corpo, ma della sfera delle relazioni umane: internet dating, escorting, etc.)

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Il dibattito sulla maternitá surrogata, scatenatosi in Italia in queste ultime settimane, ha messo secondo me in evidenza l’incapacitá di buona parte della sinistra a discutere criticamente la forma delle relazioni umane ed il rapporto problematico che intercorre tra attivitá e bisogni, soprattutto quando si tratta di questioni fondamentali che riguardano la nascita, la vita e la morte degli individui.

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Poiché questi aspetti appartengono alla sfera dell’elaborazione del senso che caratterizza la condizione dell’uomo come unico essere vivente capace di riflettere su se stesso, non ci si puó facilitare il compito invocando un fantomatico “diritto alla felicitá” o un “diritto all’amore”.

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Il punto di partenza della mia riflessione è che non tutte le attivitá per soddisfare i bisogni possono essere svolte attraverso la mediazione del denaro, perchè praticare questo tipo di rapporto per quei bisogni la cui natura richiede una qualche forma di dipendenza personale genera inevitabilmente disastri sul piano dei legami sociali.

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Se i genitori cominciassero a chiedere un indennizzo per le attivitá di cura che danno ai propri figli,  se le mamme cominciassero a chiedere un salario per le faccende domestiche, se venisse chiesto del denaro ad un amico che chiede una mano per un trasloco, i legami sociali verrebbero inevitabilmente a disgregarsi. (Marx diceva giustamente che dove c’è il denaro non può esistere altro tipo di comunitá!)  Il discorso vale ovviamente anche per la gravidanza di una donna poiché, come dimostrano gli studi di molti antropologi, essa non è soltanto un fatto privato ma un evento sociale che incide su tutti i comportamenti del gruppo al quale la madre appartiene.

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A dire il vero, a partire dal dopoguerra, nei paesi occidentali è andata affermandosi una forma di relazione tra gli individui di tipo differente rispetto a quella dello scambio basato sul denaro, grazie alla mediazione dello Stato ed alla costruzione dell’edificio dei diritti sociali.

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È vero che lo Stato versa un pagamento in denaro ai medici, agli infermieri e agli insegnanti per fornire le cure ed i servizi di cui le persone hanno bisogno, ma questi vengono offerti in maniera totalmente gratuita. Lo Stato, dunque, media le relazioni tra gli individui facendosi carico di dare beni e servizi senza chiedere nulla in cambio, cosa che nel rapporto di scambio basato sul denaro è inconcepibile.

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Non sto qui a ripercorre la storia dello Stato Sociale, ma vorrei solo ricordare quanto quella forma di organizzazione della societá abbia garantito uno sviluppo ed un progresso mai conosciuto dagli individui nelle epoche passate.

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Se, peró, negli ultimi trentanni quell’edificio ha perso pezzi ed oggi viene pian piano smantellato, è soprattutto perché la sinistra non riesce a fare i conti con i limiti e le contraddizioni di quel tipo di sviluppo.

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Lo Stato Sociale, infatti,  risolve solo parzialmente la contraddizione insita nel rapporto del denaro, che resta un rapporto basato sull’indifferenza reciproca, di tipo “anonimo”.  Quante volte ci lamentiamo quando un medico non mostra le attenzioni che ci aspettiamo se siamo malati? E che dire di quegli infermieri che mostrano totale indifferenza nei confronti del malato? O ancora, come mai molti genitori si lamentano con quegli insegnanti che non seguono a dovere il loro figlio?

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Le persone si semplificano il compito pensando che sia soltanto una questione di differenza tra medici buoni e cattivi, tra insegnanti preparati e quelli meno, senza tenere conto dei vincoli della forma delle relazioni sociali. Quando, come ho cercato fin qui di spiegare, il denaro è lo scopo immediato di un’attivitá, l’indifferenza diventa il presupposto di quell’attivitá.

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Di fronte alla sfida di elaborare una nuova forma delle relazioni sociali, sta alla sinistra scegliere se continuare ad innaffiare quei  “germi di socialismo”  coltivati con cura dalle generazioni passate od inseguire l’illusione di un mondo trasparente nel quale affermare un fantomatico “diritto all’amore”, magari anche in affitto.

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di Massimiliano Civino

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