Bari potrebbe essere una città universitaria. Ha tre atenei con migliaia di iscritti. Ma non ama gli studenti. Non li accoglie e soprattutto le classi dirigenti e gli amministratori della città non hanno mai aperto una riflessione su come includere la classe sociale studentesca nel percorso che potrebbe rendere Bari più europea. In questo solco si muovono le associazioni studentesche rappresentate negli organi centrali dell’Università degli studi di Bari, con ragazzi eletti per le liste Studenti indipendenti, Link e Up.
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Un po’ sognatori, realisti e già “politici”: conosciamoli in questi tre ritratti.
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Francesco Innamorato, senatore di Link
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“Come ho iniziato a fare politica? Da rappresentante degli studenti al liceo Cartesio di Triggiano. Ero nei giovani comunisti di Rifondazione. Ho fatto tutta la trafila nell’Unione degli studenti, poi in Link e Rete della conoscenza. Ci distinguiamo per una proposta politica non solo universitaria, ma incastrata nel contesto italiano. Ho iniziato contestando la riforma Gelmini e i tagli di Giulio Tremonti…
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rnLink? E’ una struttura verticale ma non verticistica. Si cresce assumendosi responsabilità. La prima volta che sono stato eletto è stato nel consiglio di dipartimento, nel 2013. Poi alle ultime elezioni generali sono entrato in Senato accademico, con 800 preferenze. Lì conduco tante battaglie. Quella a cui sono più legato è sullo “statuto degli studenti”: garantire i diritti degli studenti nei luoghi degli studenti è una nostra priorità.
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Sono di sinistra ma dico che i governatori di sinistra, Vendola ed Emiliano avrebbero potuto fare di più. In passato all’Adisu c’era Alba Sasso, un amministratore di valore, sensibile alle nostre istanze. Adesso Emiliano si sta impegnando per le borse di studio, ma non coltivo grandi speranze. Il sindaco di Bari Antonio Decaro? Può fare molto di più. Nel suo programma c’erano riferimenti alla città degli studenti completamente dimenticati…
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Il nostro credo? L’Università non deve essere solo misurata con parametri industriali, ma deve essere un laboratorio di conoscenze, dove le borse di studio non siano un premio ma un diritto. Ora siamo impegnati nel documento “La nuova università”: vogliamo tradurla in legge di iniziativa popolare.
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Il rapporto con la politica. Ho votato Rivoluzione civile di Ingroia, alle regionali L’altra Puglia. Ideologicamente sono vicino alla sinistra europea della Gue, ho votato l’Altra Europa con Tsipras.
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La canzone? Mi piacciono i cantautori italiani Guccini Ennio Morricone.
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Il film? Quelli di Sergio Leone.
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Il politico-modello? Enrico Berlinguer”.
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Serena Defilippo, consigliere d’amministrazione di Studenti indipendenti
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“L’ultima studentessa in consiglio d’amministrazione? Dodici anni fa. Ora ci sono io… Mi sono sempre impegnata per gli studenti, fin dal liceo scientifico di Bitetto, dove ero rappresentante. Poi da matricola un amico di Modugno mi ha invitato a partecipate all’associazione Studenti Indipendenti ed è nata la passione. Sono stata votata da 2600 colleghi: un plebiscito per arrivare al cda.
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rnLa battaglia a cui tengo di più è per il regolamento tasse e contributi: nei bilanci precedenti la voce per il diritto allo studio era stata ridimensionata a causa delle esigenze di bilancio. Non è un caso che adesso, grazie al nostro impegno, abbiamo reintrodotto la figura dello studente part-time o studenti-lavoratori, e andiamo verso la riduzione delle tasse per chi si iscrive per conseguire la seconda laurea.
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Non siamo un sindacato, ma una associazione che nasce nell’università e finisce nell’università. Per questo noi siamo impegnati al fine di restituire spazi agli studenti, per migliorare la condizione e il diritto allo studio a Bari.
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Chi voto? Alle regionali nessuno, sono stata astensionista. Prima ho dato la preferenza a sinistra, ma in Studenti indipendenti non siamo schierati. Il futuro? Non penso a fare politica, ma ad insegnare diritto nelle scuole.
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La canzone? Portished Glory box.
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Il film? “Il grande sogno” di Michele Placido
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Politico modello? I fondatori di Studenti Indipendenti, la realtà nella quale mi riconosco”.
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Carlo De Matteis, consigliere di amministrazione di Up (Università protagonista)
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“Sono uno studente di medicina, al sesto anno. Sono rappresentante fin da quando ero matricola. Ero componente delle consulta degli studenti medi, eletto al Cirillo di Bari. Insieme ad un amico abbiamo partecipato ad un incontro in atleta a Medicina ed è nata questa bellissima storia di impegno. La mia elezione è avvenuta con 4500 preferenze.
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Abbiamo presentato cinquanta mozioni studentesche all’Università: dal rapporto con il territorio (mobilità cittadina e extracittadina) a una nuova regolamentazione tasse; dal nuovo brand universitario all’estensione oraria di apertura delle biblioteche nei plessi più frequentati al rapporto con il Cus (abbiamo promosso due giornate del Cus).
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Bari invece di essere città universitaria, rifiuta questa accezione: l’amministrazione comunale non ha molta attenzione. Il programma di Decaro, che guardavamo con simpatia, parlava di attenzione al nostro mondo, ma tutto è rimasto sulla carta. Il Comune non ha fatto nulla. La città non mette i giovani nelle condizioni di vivere la città a misura di studente.
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Mi interessa la politica universitaria: le ideologie al momento si sono snaturate. Alle politiche ho sostenuto il Pd, ma valuto di volta in volta. Non sono un elettore a vita di un partito, mi interessano i progetti. Sono un elettore post-ideologico e guardo alle progettualità trasversale. Voglio fare. Faccio parte di “Studenti per” e non siamo schierati come coalizione Università protagonista, siamo apatici e apolitici. Pro politica universitaria. Ci interessa promuovere riforme universitarie dal basso.
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rnL’obiettivo di Up? In un mandato di due anni vogliamo incidere ad ampio spettro, dalle tasse al portale web, con tutte le aree universitarie, per far migliorare l’Ateneo come guida di un territorio povero di realtà accademiche di primo rilievo, anche per evitare che gli studenti scelgano sedi al Nord, depauperando il territorio. Vogliamo che l’Università di Bari divenga un faro per la formazione nel Mezzogiorno.
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Canzone? New radical, You get what you give.
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Film? La grande scommessa.
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Politico-modello? Mio nonno, Francesco D’Itollo, assessore all’istruzione a Bari con la Dc.