Per lavoro, vacanze o studio tantissimi italiani trascorrono periodi, più o meno lunghi, al di fuori della propria regione di appartenenza. Tra costoro ovviamente anche persone affette da celiachia (in Puglia quasi 12.000, per i due terzi donne) a cui sono concessi dei buoni per l’acquisto di prodotti alimentari, il cui valore varia in funzione del sesso e dell’età del cittadino, spendibili presso farmaci e parafarmacie. L’utilizzo di questi buoni fuori regione, però, è subordinato all’esistenza di accordi bilaterali tra le regioni interessate per poter ottenere i rimborsi, condizione che crea notevoli disagi ai soggetti interessati e alle loro famiglie.
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“L’impossibilità di utilizzare i ‘buoni’ anche in altre regioni diverse da quella di residenza o addirittura in un’altra Asl è un problema per moltissimi celiaci purtroppo – dichiara Michele Calabrese, Presidente regionale dell’Aic Puglia – In alcuni casi, ci sono accordi tra Asl di regioni limitrofe per evitare disagi ai pazienti, per esempio quando si dovrebbero percorrere diversi chilometri per raggiungere il punto vendita della regione in cui si risiede, mentre è più vicino quello della regione con cui si confina, la legge n. 123 riconosce la celiachia una malattia sociale ma ancora esistono ostacoli nella vita di ogni giorno. Se un celiaco – conclude Calabrese – si sposta per motivi di studio, lavoro o per vacanza in altre regioni, deve portare con sé tutti i prodotti senza glutine di cui ha bisogno, visto che non può spendere i buoni in una regione diversa da quella di residenza”.
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Una questione che approda ora in Parlamento grazie ad una interrogazione dei deputati Giuseppe L’Abbate e Silvia Giordano (M5S). “L’obiettivo – dichiarano i due parlamentari 5 Stelle – è quello di rendere la quotidianità dei soggetti affetti da celiachia migliore, superando queste barriere burocratiche regionali. Al ministro Lorenzin chiediamo di intraprendere iniziative per garantire ai celiaci il diritto di acquistare prodotti aglutinati su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla provincia o regione di residenza del paziente, nell’ambito del tetto di spesa mensile stabilito dal servizio sanitario nazionale. Inoltre – continuano L’Abbate e Giordano (M5S) – chiediamo cosa intenda fare per consentire l’erogazione di prodotti aglutinati mediante il buono mensile anche attraverso i canali della grande distribuzione organizzata, anche introducendo la possibilità di lettura del tetto di spesa tramite la tessera del servizio sanitario europeo”.