Oggi conosciamo Antonella Aresta, giovane e talentuosa fotografa che fa dell’armonia con le altre arti il suo credo principale.
rn
Dopo aver seguito il percorso fotografico da lei allestito (sito nella galleria Forma4, nella centralissima Via Argiro 73, Bari) e ammirato le più disparate fotografie affisse alle pareti, come trofei di caccia, incontro lei, la cacciatrice, la fotografa. Così tra il serio ed il faceto, data la mia stortura professionale, inizio ad intervistarla:
rn
Ciao Antonella. Emani passione, profondità e talento. Dai l’impressione di scendere sul tuo “territorio di caccia artistico” dando fondo a quanto di meglio c’è in te, esteriorizzando quelle emozioni che, a loro volta, ti danno la caccia, ti inseguono dall’interno.
rn
La caccia è quotidiana, ma solo così, tenendo duro si può sperare di arrivare lontano. Se fai qualcosa devi investirci il 110% di te, o è meglio non partire nemmeno.
rn
Sempre ammesso che l’arte abbia una missione, un alto disegno, secondo te qual è?
rn
Seminare curiosità e quindi cultura, per chi ovviamente riesce a coglierla, a recepirla. Dobbiamo sensibilizzare per così spargere sete di cultura. Un momento… ma tu mi stai intervistando?
rn
Perché no. Sai che siamo alla ricerca di menti e volti giovani pugliesi, amanti del nostro territorio che riescono ad emergere, a farsi valere qui o all’estero. E poi, credo che queste domande te le avrei fatte comunque… sei un bel tipino che suscita attenzione, da indagare. Presentati ai nostri lettori.
rn
Antonella Aresta, 29 anni, fotografa. Nata a Bitonto ma vivo a Terlizzi, la città dei fiori. Tra l’altro la radice del mio nome, Antos, significa proprio fiore. Una semplice coincidenza? Mi piace pensare che non sia così.
rn
Ammazza! Hai capito la fotografa, col suo taglio profondo?! Proprio questo ho notato nelle tue foto, nei tuoi lavori. Non sono piatti anche vedendoli appesi alle pareti, anche se sono in 2D sembra di poterci entrare, come in Stargate.
rn
Dimmi la verità: cosa cerchi di fare, in realtà, quando spingi il tasto dello scatto?
rn
Nelle foto cerco di fermare il tempo, raccontare la realtà, lanciare un messaggio. Cerco l’anima delle persone, cerco quel dettaglio che forse non tutti vedono…io lo contemplo, vedo quello che mi suggerisce la mia sensibilità.
rn
Nelle tue foto ho trovato spartiti, ho trovato poesie metaforiche, ho trovato libri. Quanta letteratura, quanta scrittura c’è nella tua fotografia?
rn
Fotografare è come scrivere un libro. Rileggendola con convinzione, una fotografia riesce a cambiare la percezione della morale, gli stati d’animo, perfino i sogni di un individuo. E’ un potere immenso. Noi fotografi, siamo la memoria della società, un compito, una responsabilità pesantissima e faticosa da portare avanti.
rn
A metà tra stregoneria, filosofia, scultura e politica dunque.
rn
E anche musica! Anche il potere della musica è sottovalutato, e i suoi risvolti diretti ed indiretti nelle nostre vite non si possono contare.
rn
Anche lei trascende il tempo. Come le fotografie.
rn
Le foto che scattiamo oggi sono il FUTURO, la testimonianza, la traccia dell’oggi. La fotografia rende qualcosa di instabile, debole, fragile… immortale.
rn
Come ti vedi tra 10 anni?
rn
Circondata da un numero di fotografie incalcolabile, e piena di risultati conseguiti in quella che è la mia passione, in quella che è la mia vita.