Una notizia ha mandato in brodo di giuggiole tutti gli affezionati lettori di Dylan Dog, il fumetto cult che quest’anno si appresta a compiere i suoi (primi) 30 anni: il ritorno del suo creatore, Tiziano Sclavi, come sceneggiatore in uno dei prossimi numeri.rnNove anni passati lontano dalla propria creatura sono indubbiamente tanti. Nove anni di blocco dello scrittore? No, più che altro di isolamento volontario… la fine autenticata di un’epoca d’oro fatta di ispirazione, creatività, filosofia e poesia immesse a vangate in ogni albo di quello che sarebbe troppo riduttivo definire come ‘’fumetto horror’’.
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Nove anni nei quali Sclavi, come è noto, ha combattuto i suoi fantasmi, la depressione in primis. Ancora oggi si definisce un alcolista che però “non tocca più un goccio d’alcol da tantissimo tempo”. Demoni ai quali Tiziano Sclavi ha dato la caccia nel tempo anche con l’aiuto del suo figliol prodigo, quel Dylan Dog, cacciatore di demoni ultraterreni, smascheratore di finzioni, ipocrisie, debolezze terrene. Dylan, suo alterego cartaceo, è un ex alcolista che, a differenza della maggior parte dei supereroi tradizionali dei fumetti, è fragile, insicuro, costellato da fobie, sempre coerente solo alle sue incoerenze quotidiane.
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Il ritorno di Sclavi è stato annunciato da Roberto Recchioni, curatore editoriale della testata, durante un programma radiofonico: “Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato tanto per mettere Sclavi nella condizione di poter tornare a scrivere Dylan Dog, poi, una mattina, abbiamo aperto la casella di posta e trovato una sua sceneggiatura di 94 pagine, inedita e completa”.rnSorpresa bellissima per lui e incredibile anche per il pubblico, che non vede l’ora di recarsi in edicola (Ottobre 2016 sarà il mese designato) per poter sfogliare quest’albo che, da quanto trapela, sarà incentrato proprio sul passato da alcolista del protagonista.rnDa appassionati lettori quali siamo, ci auguriamo che a questo ritorno sulla carta, in compagnia del suo amico-figlioccio Dylan, corrisponda una sconfitta, o quantomeno un indietreggiamento, del male silenzioso e micidiale che prende il nome di depressione.