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Zootropolis di Rich Moore e Byron Howard – Recensione

Pubblicato da: Raffaele Caporaso | Mer, 22 Marzo 2023 - 08:57
Zootropolis, poster

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Zootropolis, nuovo film d’animazione targato Walt Disney Pictures, sbarca nei cinema italiani, confermando per l’ennesima volta la bontà qualitativa dei prodotti realizzati da questo Studio, che, da anni a questa parte, non sbaglia un colpo, centrando sempre l’obiettivo con precisione ed efficacia perfetti.

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Il lungometraggio, diretto da Rich Moore e Byron Howard, registi di tutto rispetto e grande esperienza nel campo dell’animazione, racconta una storia che si svolge in un universo narrativo nel quale sono gli animali a fare le veci dell’uomo, creando una società civile che li ha visti abbandonare da secoli i loro primordiali istinti, al fine dar vita a una convivenza pacifica e consapevole tra le due principali famiglie della Fauna terrestre, quella dei predatori e quella delle prede.

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Protagonista di Zootropolis è Judy Hopps, una coniglietta fortemente determinata ad abbandonare la realtà campestre nella quale la sua razza è abituata a vivere, per partire alla volta della grande città (omonima del titolo) con il sogno di divenire un agente di polizia e proteggere gli innocenti. In questo mondo, prima di lei, non vi era stato mai alcun poliziotto coniglio, specie nota per non essere certo tra le più forti e soprattutto coraggiose, ma, nonostante i fisiologici limiti, Judy riesce a raggiungere il suo obiettivo, armandosi di forza di volontà e determinazione. Sfortunatamente, la protagonista si troverà invischiata in una torbida vicenda, che la porterà a indagare su una serie di sparizioni che vedono vittime i soli predatori. Ad aiutarla in questa missione vi sarà lo scaltro Nick Wilde, una volpe maestra della truffa. Questo insolito dinamico duo dovrà presto imparare a fare fronte comune, mettendo da parte le diversità, per fare luce su un pericoloso mistero, in una storia ricca di colpi di scena sino alla fine.

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Un modo efficace per descrivere Zootropolis in maniera accurata è quello di definirlo come una fiaba di Esopo in chiave 2.0: un racconto con protagonisti animali con attitudine speculare a quella umana, ognuno con un suo preciso e funzionale ruolo, con una bella e sincera morale finale. Questa storia parla della paura esistenziale che ognuno di noi prova (o ha provato) quando, crescendo, si è dovuto confrontare con la durezza della vita, alla ricerca del proprio posto nel mondo. Così come parla di coraggio e forza di volontà: davvero gli unici strumenti in grado di consentirci di superare le nostre più grandi paure. Autodeterminazione, per usare un termine caro alla filosofia.

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Altro tema importante è quello del pregiudizio, così insito e pericoloso nella natura umana, o in questo caso animale: l’idea che una volpe sia destinata a vivere di sotterfugi per il proprio tornaconto, o che un coniglio sia il più “fifone” di tutti, sono metafore di quel razzismo che ha fatto così tanti danni nel corso della storia.

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Il modo con il quale questi argomenti di grande importanza e, purtroppo, attualità vengono sciorinati è perfetto per un giovane pubblico, la nuova generazione che sarà chiamata a sua volta a cercare di migliorare la società nella quale viviamo (sperando che faccia un lavoro migliore del nostro). Per questo motivo, sopra ogni cosa, Zootropolis è un film che è quasi imperativo che ogni genitore faccia vedere ai propri figli.

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E poi, come quasi ogni produzione Disney, si tratta di un lungometraggio d’animazione meraviglioso per come è stato “costruito”. Il lavoro di design, sia dei personaggi che delle ambientazioni, è encomiabile, così come è estremamente apprezzabile la grafica della fotografia, del colore, del movimento dei personaggi, specie nelle espressioni facciali, così verosimili che si fa fatica a credere che si tratti davvero di un cartone animato e che gli animali non parlino davvero nella nostra realtà. Per avere un esempio della spasmodica cura e attenzione al particolare, si guardi al logo dello smartphone della protagonista, dove una carota va a sostituire la nota mela della Apple.

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Sicuramente, Zootropolis è un film dedicato prettamente a un pubblico giovane, ma non per questo motivo è destinato a scontentare gli adulti. Sia per le tematiche suddette, il cui ripasso male non fa a nessuno, ma anche per alcuni elementi narrativi che di certo dei bambini non sono in grado di carpire: dalla citazione del discorso delle “Quattro Verità” di Franklin Delano Roosevel (“l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa“), alla presenza di due trafficanti di droga di nome Walter e Jesse, omonimi dei protagonisti della serie TV cult Breaking Bad. E questo solo per citarne un paio, perché in realtà Zootropolis è straripante di riferimenti alla cultura, pop e non solo.

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