BARI – Venti beni confiscati alla mafia in completo stato di abbandono. Il piano del Comune è di ristrutturarli e solo successivamente metterli a bando per darli ad associazioni.
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Si tratta di immobili di dimensioni anche importanti come la villa dei Di Cosola a Ceglie. Il vicesindaco, assessore al Patrimonio, Vincenzo Brandi, accompagnato dai tecnici della ripartizione, ha effettuato diversi sopralluoghi all’interno di questi immobili nei quartieri Ceglie e Carbonara al fine di programmare il loro riutilizzo. Quasi tutte le strutture risultano essere in stato di totale abbandono.
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Metterle a bando senza restyling, fino ad ora, non ha portato buoni risultati: basti pensare che l’ultima volta su 15 beni confiscati, solo uno è stato assegnato. Gli altri sono rimasti nelle disponibilità del Comune, vuoti.
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“Di concerto con l’assessora al Welfare – ha commentato Brandi – stiamo effettuando un’attenta ricognizione sia dei beni confiscati alla mafia sia di quelli di proprietà comunale presenti nelle zone di Carbonara, Ceglie, San Pasquale, Catino e San Pio. Il nostro intento è quello di candidare i beni confiscati a finanziamenti regionali destinati alle riqualificazione infrastrutturale e valutare la concessione dei beni del patrimonio in favore di realtà che possano non solo ristrutturare il bene, ma anche gestirlo con progettazioni di interesse comune. che diano la possibilità di fornire ulteriori servizi ai cittadini. Stiamo pensando a strutture da adibire ad attività ludiche, socio-sanitarie e sportive, ma anche a luoghi di ritrovo per le persone anziane”.
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Ulteriore fonte di finanziamento è stata individuata dal vicesindaco Brandi in sede di commissione nazionale Anci: sulla scorta di una esplicita richiesta è stato infatti interessato il ministero delle Infrastrutture che, in base a un deliberato di gennaio 2015, ha posto in essere le procedure per l’erogazione di fondi destinati alla ristrutturazione di beni confiscati alla mafia da adibire a strutture di emergenza abitativa e sociale. “Ci sarebbero a disposizione diversi milioni di euro – prosegue Brandi – per ristrutturare i beni ed utilizzarli per gli sfrattati”.
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