BARI – “A Bari Vecchia è ricomparsa la micro criminalità. Non si ha più paura a girare per le strade, ma non bisogna mai calare l’attenzione”. A parlare è Pinuccio Fazio, il papà di Michele, ucciso il 12 luglio del 2001 in un vicolo di Bari Vecchia, a soli 16 anni.
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Sono passati quasi 15 anni da quel 12 luglio. E’ cambiata Bari Vecchia da allora, dal punto di vista della sicurezza?
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Si, è stato fatto molto. Non si ha più paura a girare per i vicoli, questo è certo. Ma non bisogna mai calare l’attenzione. Ultimamente ciò che preoccupa è la micro criminalità: ci sono baby gang che scorrazzano in piazza del Ferrarese, in piazza Mercantile, che danno fastidio fino ad alzare le mani a chi non è di Bari Vecchia. I controlli ci sono, anche in borghese, ma non bisogna mai mollare.
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Qual è il rischio?
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Di tornare indietro, di tornare in una città vecchia dove bisogna stare con le serrande abbassate per paura. E per evitare questo, noi tutti dobbiamo collaborare.
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In che senso?
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Io lo dico ogni volta che vado in una scuola o che partecipo ad un evento in ricordo di Michele. Dobbiamo contrastare l’omertà e collaborare. Ognuno deve dire chiaramente da che parte sta, se da quella della legalità o dell’illegalità.
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Quanto è importante ricordare suo figlio e quanto accaduto?
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È fondamentale. Per spiegare ai ragazzi, affinché loro lo raccontino ai loro figli e ai figli dei loro figli cosa è successo e cosa non deve più accadere. Chi entra nel mondo della criminalità organizzata ha due sole vie d’uscita: il carcere o il cimitero. Non c’è salvezza e questo bisogna gridarlo a gran voce.
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L’anno scorso distrussero la targa in ricordo di Michele. Fu un atto intimidatorio o semplice vandalismo?
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Non credo sia stato un atto contro di me. Ma se davvero è stato quello, io non smetterò mai di parlare, di ricordare Michele, di raccontare cosa vuol dire perdere un figlio, ucciso a 16 anni dalla criminalità, di insegnare alle giovani generazioni qual è la strada giusta da intraprendere.