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Sul palcoscenico con Lorena Pasotti

Pubblicato da: Mario "Bolivar" Pennelli | Mer, 22 Marzo 2023 - 08:56

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sanita.puglia.it

Ciao Lorena, grazie per averci aperto le porte di casa tua, il teatro, ed aver accettato di rispondere alle domande di Borderline24.  Sai, mi piace indagare a fondo, come un palombaro temerario, nella vita e nella filosofia di ogni artista che intervisto. Bene, iniziamo dalle cose facili… presentati a noi.

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Lorena Pasotti, teatrante e cantante. Ho scoperto l’amore per il teatro a soli 16 anni e siccome il primo amore non si scorda mai, da allora non ho mai più smesso di studiare. Da circa 3 anni ho “scoperto” la passione per la scrittura e ho iniziato a fare regie per il teatro.

rnDa quali esperienze provieni?rn

Le mie esperienze sono varie e variegate: in 15 anni di studio e lavoro sono passata da numerosi concerti, anche in giro per l’Italia grazie al fortunato incontro di un gruppo di meravigliosi musicisti di musica popolare pugliese, a spettacoli teatrali di diversi stili, dalla commedia dell’arte al teatro classico, passando per il teatro cabaret.

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Ho saputo che dai grande importanza ai corpi in movimento, che rispetti la teatralità ed il cervello dei ballerini, spesso iper-utilizzati nei tuoi spettacoli

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Le mie due ultimi produzioni teatrali, senza presunzione, sono state una grande soddisfazione, sia per me, che per gli artisti con i quali ho collaborato, sia per il pubblico che ci ha seguito. Lo scorso 5 Novembre ho curato la regia e scritto la drammaturgia di una spettacolo dal titolo “Malevaje Tango; storie di uomini, di coraggio, del perduto tango.” Sold out da circa una settimana prima dell’evento, questo progetto mi ha dato la possibilità di collaborare con i più grandi ballerini internazionali di tango, campioni mondiali di tango argentino nonché artisti e persone fantastiche. Lo spettacolo fondeva tre arti differenti come la recitazione, la danza contemporanea e il tango. E’ stato un duro lavoro ma la soddisfazione negli occhi dei “miei artisti” e degli spettatori è stata la miglior “retribuzione” che io potessi sperare di ottenere. E di questa meravigliosa possibilità devo ringraziare i produttori di questo spettacolo, Paola e Tommaso Battaglia, che hanno fortemente creduto in me e che da due anni mi affidano la realizzazione di uno spettacolo teatrale che apra la loro manifestazione, il “Bari International Tango Congress“.

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Hai debuttato anche al nuovo Teatro Abeliano con uno spettacolo importante, che celebra uno dei padri di tutti gli italiani, Dante Alighieri.

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Nello stesso mese, ho debuttato al nuovo Teatro Abeliano con uno spettacolo scritto a quattro mani con il collega attore Maurizio De Vivo. Lo scorso anno si è celebrato il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri e, con il patrocinio dell’Università degli studi di Bari, mi è stato assegnato il compito di scrivere e dirigere uno spettacolo che fosse in qualche modo ispirato alla Divina Commedia. Il risultato è stato la creazione di “Mimesi d’Inferni“. Accanto a me, oltre a Maurizio De Vivo, c’erano l’attore Domenico Palmieri e, anche qui, una coppia di ballerini di danza contemporanea. Le ultime repliche dello spettacolo sono state messe in scena lo scorso 30 e 31 gennaio presso il Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma di Bari. Nei miei lavori cerco sempre di coniugare più arti performative insieme. La fusione di più stili non solo mi da la possibilità di rendere il prodotto fruibile per un maggior numero di spettatori ma in primis, io stessa sento di essere uno strano incrocio tra più stili e discipline e fonderle tutte insieme mi fa sentire completa. Cosa c’è di più bello di sentire dei musicisti che suonano dal visto e vederli presenti sul palcoscenico accostati a due corpi che comunicano con il movimento e che allo stesso tempo viene tradotto in versi recitati dagli attori? Ecco, questo è ciò che cerco.

rnNuovi progetti all’orizzonte? Verso cosa ti stai ‘’lanciando’’ adesso?rn

L’importante è lanciarsi. Sempre in nuove sfide e creazioni. Altrimenti l’artista non vive. Sto lavorando ad un nuovo testo che sarà in scena ad aprile ma per scaramanzia non ti anticipo nulla. Ti costringerò ad intervistarmi di nuovo per saperlo.

rnQuanto è importante la musica nella tua vita e nel lavoro?rn

Se ti dicessi che la musica è fondamentale, sarei banale? ok. E allora lo sono. Tutti i momenti più importanti della mia vita hanno avuto precise colonne sonore. La musica è un potentissimo mezzo di comunicazione. ed io non posso farne a meno.

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Una canzone che ti viene in mente, così, su due piedi?

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Scegliere una sola canzone per me è impossibile ma posso dire che una canzone a cui sono particolarmente legata è Imagine di John Lennon, non solo perché è la prima canzone che ho cantato dal vivo davanti ad un pubblico ma anche perché sono una di quelle persone che ancora spera che gli uomini possa prendersi per mano e camminare insieme in questo brevissimo viaggio che è la nostra vita.

rnChiudi gli occhi e descrivimi il primo momento felice extra-teatro che ti viene in mente.rn

Sono una donna fortunata. Ho vissuto tantissimi momenti felici. Se chiudo gli occhi sono due le immagini che ritornano prepotentemente nella mia memoria: la prima riguarda la mia famiglia una semplice cena di che ci vede tutti sereni e sorridenti allo stesso tavolo: la seconda riguarda la prima volta che ho incontrato lo sguardo dell’uomo che oggi è il mio compagno nella vita. Si, lo so, Sono una romanticona.

rnParlaci della tua passione ”segreta” per il cantorn

La passione per il canto è nata quando sono nata. Voci di corridoio narrano che io cantassi sin da piccolissima. Un pomeriggio, durante una lezione di teatro, avevo circa 17 anni, il mio allora maestro mi chiese se io avessi mai studiato canto. Gli risposi di no e lui mi disse che se fosse stato al mio posto avrebbe cominciato a farlo. Ovviamente, ho seguito il suo consiglio.

rnIl rapporto con la tua città, Bari. Quanto la tua realtà urbana ti sembra un palcoscenico ricco di attori?rn

La mia Bari… Beh inizierò col dire che la mia massima aspirazione è sempre stata quella di riuscire a lavorare e sentirmi realizzata nel luogo dove sono nata e cresciuta. Sento molto l’appartenenza a questa terra. Ho avuto la possibilità di vedere altri loghi, vivere nel centro Italia per qualche tempo ma nonostante questo non ho cambiato idea. Qui voglio stare. Non nego che sia difficile. Bari è talvolta estremamente provinciale e chiusa. Ho faticato molto, e lo faccio ancora, per ritagliarmi un posto in questa città e non mi arrendo. E poi Bari è un enorme palcoscenico sul quale gravitano innumerevoli personaggi che adoro osservare. Si possono trovare ottimi spunti per la stesura di testi e racconti.

rnEduardo diceva che nella vita era si recita male quello che accade in teatro. Tu come la pensi sullo scontro realtà-finzione?rn

Rispetto al binomio realtà/finzione, io sono molto pirandelliana. Ognuno di noi indossa delle maschere. Nessuno di noi è mai nudo davvero di fronte al prossimo. Siamo noi a scegliere le poche persone che avranno la fortuna di conoscerci nel profondo. Gli altri vedranno solo una faccia. Quella che scegliamo che loro vedano.

rnCome vedi la scena teatrale barese nei prossimi anni?rn

La scena teatrale barese oggi è abbastanza chiusa, come dicevo prima. La mia speranza è che non solo ci siano più contenitori dove sia possibile accogliere grandi e piccole realtà culturali anche molto diverse tra loro, ma soprattutto che ci sia una vera e propria riorganizzazione e promozione delle attività culturali, ovviamente da parte delle nostre istituzione. E’ palese che il meccanismo è arrugginito e confuso. Mi auguro una bella spolverata al sistema.

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Il grande Woody Allen dice che il cinema trae ispirazione dalla vita vera e questa, a sua volta, dalla tv. Tu, quando produci, scrivi, ecc. a cosa ti ispiri?

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La mia musa è la vita. Le esperienze, gli incontri, le chiacchierata davanti ad una birra con degli sconosciuti in un pub. gli amici. gli amori. la terra, i paesaggio. tutto ciò che posso percepire attraverso gli impulsi sensoriali.

rnL’intervista è stata proprio divertente. Grazie Mario.

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