BARI – Due nuovi asili a Carbonara e San Girolamo, diete personalizzate nelle mense scolastiche e pugno di ferro contro chi non paga le rette. L’amministrazione comunale predispone i servizi per il prossimo anno, e tra riconferme e novità, delinea un quadro in progressivo miglioramento per le famiglie baresi.
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Ma quanto si paga nelle strutture comunali? Quanto i genitori devono sborsare per la mensa e il trasporto dei propri figli?
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Asili nido
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A Bari ci sono sette asili nido (Japigia, An/8, Libertà, Stanic, La Tana del Ghiro, Villarie le Ali di Michela) per un totale di 403 posti. Le rette vengono calcolate in base all’Isee e sono in misura all’1 per cento del reddito, fino ad un massimo di 400 euro al mese. Il numero dei posti è inferiore alla domanda, basti pensare che l’anno scorso le richieste di nuove iscrizioni sono state complessivamente 367, a fronte di 132 conferme da parte delle famiglie dei bambini che già frequentano i nidi: per un totale di 499. Ma i posti disponibili sono 403. Novantasei quindi i bimbi che sono rimasti in lista di attesa e che quindi hanno dovuto trovare un’altra sistemazione, anche in strutture private. Per questo l’amministrazione sta cercando di incrementare l’offerta ed ha ottenuto il finanziamento per trasformare due ex scuole materne comunali, la “Costa” a San Girolamo e la “Montessori” a Carbonara, in asili nido, al costo complessivo di 850mila euro. “Siamo molto soddisfatti di questo risultato – commenta l’assessora all’Istruzione Paola Romano – che premia il grande lavoro di programmazione e di gestione svolto in questi mesi dagli uffici comunali per perseguire il nostro obiettivo rivolto alla prima infanzia: incrementare la dotazione di asili nido pubblici sul territorio cittadino e qualificare le strutture e l’offerta educativa dei sette nidi esistenti”.
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Gli asili comunali, inoltre, rimangono aperti fino a luglio e con orario continuato fino alle 18 per venire incontro ai genitori che lavorano. Questo è uno dei più importanti cambiamenti apportati dall’amministrazione comunale. Da quest’anno 15 istituti comprensivi su 26 hanno anche manifestato la propria disponibilità ad aderire all’estensione del servizio di refezione scolastica fino alla conclusione delle attività didattiche, fissata l’8 giugno per le scuole elementari e il 30 giugno per le scuole dell’infanzia. “Registriamo con soddisfazione l’interesse dei circoli cittadini – commenta ancora Romano – che si sono attivati per organizzare il personale e i tempi scolastici così da garantire agli alunni e alle loro famiglie la possibilità di contare sulla disponibilità della mensa fino all’ultimo giorno di scuola. Dunque il prolungamento in via sperimentale della refezione scolastica sarà effettivo già nel prossimo mese di giugno e, per rispondere al meglio alle esigenze delle scuole e delle famiglie, abbiamo ritenuto opportuno garantire contestualmente il servizio di trasporto scolastico, così da non creare alcun disagio logistico”.
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Mense e trasporto
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Un capitolo a parte va riservato alle mense scolastiche. Organizzate in maniera tale da assecondare le necessità dei bimbi, non sempre però soddisfano il palato di alunni e genitori. E non sono mancate le segnalazioni negli ultimi mesi, dalla crostatina con la muffa ai piatti che arrivano freddi e, alcune volte, immangiabili. L’amministrazione ha attivato un comitato di controllo per capire come e se funziona il servizio e diverse sono state le indicazioni inoltrate alla ditta che si occupa di refezione. Ai bimbi vengono garantiti tre tipi di diete, oltre a quella tradizionale: in bianco (pasta o riso, verdura e carne o pesce lesso o a vapore); diete speciali (tipo per i celiaci) e etico religiose (prevedono la sostituzione di carne suina e prosciutto cotto con carne di vitello, legumi, pesce o formaggio). I costi variano a seconda delle fasce di reddito: si parte da un euro e 60 a pasto per i redditi superiori ai 6mila euro (al di sotto scatta l’esenzione) fino a 5 euro per i redditi superiori ai 30mila euro.
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Per quanto riguarda il trasporto, sul quale non sono mancate polemiche in seguito all’incremento della retta per le famiglie che volevano iscrivere i propri figli in scuole fuori dal bacino di residenza, le tariffe variano: si parte da 3 euro per i redditi inferiori a 6mila euro a 50 per i superiori a 35mila euro (al mese). Per chi vuole usufruire del servizio per raggiungere scuole fuori dal bacino di appartenenza, il costo lievita: da 30 euro per i redditi inferiori a 30mila euro a 60 per i superiori a 36mila.
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Evasione
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Altra questione è quella relativa all’evasione tariffaria, purtroppo molto alta in città. Solo per le domande di iscrizione per gli asili nido, quasi una famiglia su 4 ha dichiarato il falso. Delle 150 domande inoltrate, 40 sono risultate scorrette. La ripartizione ha dunque proceduto ad inviare le lettere con le quali si invitavano i destinatari a correggere le dichiarazioni rese per poter ricalcolare la retta dovuta. Evasione alta anche per le mense e il trasporto. Ad oggi il Comune ha recuperato 70mila euro grazie ai controlli effettuati sui morosi della refezione scolastica, 41mila dei quali già incassati, mentre per i restanti 29mila euro sono stati approvati piani individuali di rateizzazione.