BARI – “Vorremmo costruire con le nostre risorse, con le offerte dei fedeli una nuova moschea a Bari, un luogo dignitoso dove far vivere la nostra comunità religiosa. E per questo vorremmo il sostegno del Comune, magari con la concessione gratuita di un suolo dove edificare l’edificio”: Sharif Lorenzin è il portavoce della comunità islamica di Bari e nel dialogo con Borderline24- Il Giornale di Bari fotografa la vita dei musulmani nella città di San Nicola, tra integrazione e voglia di stringere relazioni sempre più intense con le autorità politiche locali.
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“Sono nato in Iraq, a Tikrit (la città di origine del leader Saddam Hussein ndr), e sono figlio adottivo della famiglia Lorenzin”, racconta. “Sono sempre stato di fede musulmana ma ho vissuto fino a diciotto anni come un semplice credente, non praticante. Non conoscevo molto della mia religione. Diventando adulto, dopo una crisi esistenziale, ho cercato risposte che non potevano arrivare dalla vita mondana. Poi ho conosciuto l’imam della Moschea di Bari, Abdul Rahman. Gli ho fatto delle domande e mi ha guidato alla ricerca di risposte e soluzioni.
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Come nasce il suo impegno attivo nella comunità religiosa?
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“Il mio impegno nella comunità islamica come portavoce è più recente. Divenuto un membro effettivo della comunità, ho iniziato a considerarla sempre più come la mia famiglia e ho cercato di dare sollievo ai disagi dei fratelli. Con un gruppo di giovani coetanei abbiamo cercato di costruire una comunità vera e propria, per favorire crescita culturale, integrazione sociale, istruzione linguistica. E sono diventato un loro referente, poi nominato portavoce, nonché vicepresidente”.
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Quante comunità straniere si riconoscono nell’islam pugliese?
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“Più di diciotto etnie. Siamo la più eterogenea e la più integrata e coesa in Italia, al punto che abbiamo un unico imam. Le etnie più numerose e antiche nel nostro territorio sono quella albanese, seguita da quella del Bangladesh e del Pachistan, delle Mauritius. Solo dopo ci sono quelle arabe, con marocchini, tunisini, algerini ed egiziani”.
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Ci sono anche siriani?
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“Sono una presenza recente, legata alla guerra in corso tra Damasco e Aleppo”.
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Come si formano gli imam?
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“E’ la comunità che si autodetermina, scegliendo una rifermento religioso tra i più dotti e i maggiori conoscitori della fede. In Italia, purtroppo, non c’è una vera scuola di formazione: è uno dei maggiori disagi che la comunità islamica cerca di affrontare. Al momento manca la firma con lo stato italiano di un concordato per riconoscimento della religione islamica come religione di minoranza”.
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Cosa cambierebbe diventando una religione concordataria?
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“Dal riconoscimento verrebbe la regolamentazione e il riconoscimento degli enti morali, il censimento e le autorizzazioni”.
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Come avviene la vita religiosa di un islamico a Bari?
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“C’è la preghiera del venerdì, ma la nostra sede è aperta ogni giorno nei cinque momenti di preghiera della giornata. Organizziamo corsi di lingue, progetti di solidarietà e intrattenimento per i bambini. Con la programmazione del 2016 faremo anche programmi di attività sportiva”.
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Il rapporto con politica e istituzioni dopo le stragi di Parigi?
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“Nonostante la tragicità del momento, con la comunità spesso vittima dell’ira della gente comune – non in Puglia ma nel nord Italia- si sono intensificati i rapporti con le istituzioni per confrontarci e conoscerci meglio”.
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Cosa chiedete al Comune di Bari?
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“Incontri più frequenti al sindaco Antonio Decaro, per creare un tavolo tecnico permanente al fine di discutere di integrazione e coesione sociale. Per combattere l’estremismo, combattendo le sue cause, tra cui l’emarginazione sociale”.
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Per gli studenti islamici nelle scuole baresi…
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“Chiediamo di tenere in considerazione la nostra consuetudine del pasto “hall”. L’assessore alla scuola Paola Romano ha mostrato massima apertura, promettendoci che terrà conto dei nostri precetti per il nuovo bando in arrivo per le mense scolastiche”.
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Avete in città un cimitero islamico?
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“No. ma lo vorremmo. Per cinque anni abbiamo inseguito invano gli assessori al patrimonio… L’unico in Puglia è a Gioia del Colle (realizzato dall’allora sindaco di destra Piero Longo ndr)”.
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Progettare una nuova moschea più grande e confortevole?
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“E’ il nostro sogno, ambiamo ad avere una vera moschea, con una architettura che ricalchi le moschee tradizionali. Siamo disposti a raccogliere risorse per la costruzione ma l’auspicio è che il Comune ci offra un terreno gratuito e ci indichi il cammino per ottenere le autorizzazioni. Una moschea non è solo un luogo di preghiera e ritrovo, ma è un punto essenziale per la necessaria integrazione sociale”.
rn@waldganger2000