BARI – “O si apre l’asilo o si rimuove la targa”. Sono parole amare quelle del medico Vito Calabrese, il marito della psichiatra Paola Labriola uccisa, il 4 settembre del 2013, da un paziente nel Centro di salute mentale del rione Libertà, dove lavorava. Proprio ieri, 19 maggio, è stata confermata dai giudici di secondo grado la condanna a 30 anni di carcere per l’assassino, Vincenzo Poliseno. Ma, ora, c’è un’altra vicenda – sollevata da Borderline24 lo scorso mese – che sta facendo indignare i familiari, gli amici di Paola e i baresi: la mancata apertura, dopo ormai due anni e mezzo, di un asilo intitolato alla psichiatra.
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Ricapitoliamo la vicenda: il 24 ottobre del 2013 l’Università di Bari decise di intitolare l’asilo nido aziendale, in via Celso Ulpiani, a Paola Labriola. La struttura fu rimessa a nuovo con un milione di euro all’interno di un edificio di proprietà universitario non utilizzato. I lavori, iniziati nel 2012, terminarono nel luglio del 2013. Ad ottobre del 2013 ci fu il taglio del nastro e la cerimonia di intitolazione. Bene, da quel giorno i cancelli dell’asilo sono rimasti chiusi. Sempre.
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Il cda dell’Ateneo ha approvato il capitolato d’appalto per dare in gestione la struttura, è stata bandita una manifestazione di interesse per individuare un soggetto gestore che si occupi per un milione e 100mila euro per cinque anni del servizio. Ma ci vorrà ancora del tempo prima che quell’asilo venga attivato.
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Il marito di Paola oggi ha commentato laconicamente su facebook. “Questa storia dell’asilo dedicato a Paola e chiuso per me è orrenda e vergognosa”. In molti hanno commentato con messaggi di sostegno a Vito Calabrese, che ha chiosato: “O si apre l’asilo o si rimuove la targa. Non può esserci la targa al nome di Paola per una cosa morta”.