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Campagna choc dei medici: “Se ti ammali spera di non essere meridionale”

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:00

BARI – Una donna segnata dalla chemioterapia e un messaggio molto chiaro: “Ho un tumore, se fossi norvegese potrei sopravvivere”. E’ la campagna choc che porta la firma dell’Ordine dei medici di Napoli e Bari lanciata venerdì scorso e che nei prossimi giorni girerà anche nel capoluogo pugliese.

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“Abbiamo scelto un tema particolarmente delicato, cui l’opinione pubblica è sensibile e un’immagine e uno slogan forti, perché vogliamo segnalare una emergenza – racconta a Borderline24 il presidente dell’Ordine dei medici di Bari Filippo Anelli. “Vogliamo far capire alle Istituzioni che investire sulla sanità vuol dire salvare vite umane”.

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“Esiste una correlazione diretta tra povertà e malattia. Tutte le statistiche lo dicono. Il rapporto Eurocare 5 – prosegue il numero uno dei camici bianchi baresi – conferma che le percentuali di sopravvivenza al tumore sono più elevate nei paesi che investono di più in sanità. L’Italia è agli ultimi posti. E le regioni del Sud sono penalizzate rispetto a quelle del Nord”.

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I NUMERI

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La spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1 miliardi di euro, mentre a parità di popolazione una regione come l’Emilia Romagna ne ha spesi 8,7 miliardi (Dati Agenas). Nel corso del Piano di Rientro 2011-2013 il blocco del turn over in Puglia ha determinato un depauperamento di risorse pari al 6 per cento del personale del SSN (circa 3500 unità). Con conseguenze che erano evidenti già nel 2012: la Puglia aveva 89,6 unità di personale sanitario ogni 10mila abitanti contro i 133,5 dell’Emilia Romagna.

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QUESTIONE MERIDIONALE

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“Esiste una nuova “questione meridionale” in sanità – commenta Anelli – legata a una iniqua distribuzione delle risorse sul territorio che penalizza maggiormente le regioni del sud. Se continuiamo a effettuare tagli al sistema sanitario nazionale – conclude – non solo avremo una sanità in cui chi può pagare si può curare e chi non se lo può permettere rinuncerà alle cure, ma potremo fare meno prevenzione e avremo nel complesso una popolazione con un’incidenza maggiore di malattie”.

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