BARI – L’operazione che ha portato all’esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare ha puntato l’attenzione su uno degli arrestati Francesco Diomede, capo dell’omonimo clan egemone nel quartiere Carrassi. Dalle indagini è emerso che Diomede, appena uscito dal carcere, è stato assunto prima dall’Amiu e poi da un’altra cooperativa e messo a lavorare in un ufficio a pochi passi dalla Chiesa Russa. “Non ci sono indagati – ha precisato Luigi Rinella, capo della squadra mobile – ma stiamo facendo delle verifiche”.
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Come e perché Franco Diomede era alle dipendenze dell’Amiu?
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È questo il nuovo sviluppo dell’inchiesta della squadra mobile che ha portato all’arresto di 5 presunti affiliati alla cosca. Sono stati gli stessi commercianti a porre il problema agli investigatori durante le indagini: “Come, ci chiedete di denunciare Diomede e poi lui viene messo lì da una società controllata dal Comune?”, è stata la perplessità di molti negozianti espressa alla polizia durante la fase iniziale dell’indagine. “Non è detto che ci siano irregolarità – spiega il questore De Iesu – ma noi abbiamo il dovere di svolgere degli approfondimenti investigativi per chiarire questa vicenda”. Il boss Diomede aveva avuto un piccolo ufficio nel cuore del rione Carrassi, il suo “feudo”, lo stesso quartiere che tartassava con le richieste di pizzo. Per conto dell’Amiu si occupava della gestione e pulizia dei bagni pubblici. In mattinata la squadra mobile ha compiuto delle perquisizioni proprio nella sede dell’Amiu, per raccogliere contratti e tutta la documentazione relativa a Diomede.
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La replica dell’Amiu
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“Noi non c’entriamo nulla – replica il presidente dell’Amiu, Gianfranco Grandaliano – Diomede è stato da noi da novembre 2012 a luglio 2013, ma fummo obbligati a prenderlo, insieme a tutto il personale della cooperativa che si occupava della pulizia dei bagni, perché il bando era scaduto e il servizio era scoperto. Ci fu chiesto dal Comune – prosegue Grandaliano – in base alla clausola sociale di transitare temporaneamente i dipendenti di quella cooperativa. E in mezzo stava pure questo Diomede che non è stato assolutamente assunto da noi. Poi fu fatto un altro bando e queste persone transitarono nella nuova cooperativa”. Grandaliano ricorda che tutti i dipendenti dell’azienda – se hanno precedenti penali – non vengono assunti. “Questo è il nostro regolamento. Noi con questa storia quindi non c’entriamo”.
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