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Vertenza Cassa Prestanza a Bari, sentenza del Consiglio di Stato: “Deve decidere il Consiglio comunale”

Pubblicato da: redazione | Mar, 7 Febbraio 2023 - 09:00

Vertenza Cassa Prestanza, a decidere deve essere il Consiglio Comunale. È quanto emerso in seguito alla sentenza n.00563/2023REG.PROV.COLL., del Consiglio di Stato (decisa nella Camera di Consiglio del giorno 20 ottobre 2022) che fa ordine in merito alle decisioni passate del Consiglio Comunale di non pronunciarsi in favore del personale iscritto alla Cassa Prestanza. Nel frattempo monta la protesta dei lavoratori e i pensionati iscritti alla Cassa che ora, al fianco delle sigle sindacali, chiedono al Consiglio Comunale di “porre fine alla controversia riconoscendo la vera natura della Cassa”.

Ma entriamo nei dettagli. Il Consiglio di Stato, di fatto, con la sentenza in questione, stabilisce, inequivocabilmente, che tale compito spetta al Consiglio Comunale e non ad altri, respingendo – spiegano le sigle sindacali Cgil, Fp Cgil Bari, Uilfpl, Csa, S.u.l.p.l e Sgb – “l’ennesimo tentativo messo in atto dall’Amministrazione Comunale (che aveva presentato ricorso in appello ad una precedente sentenza del TAR Puglia del 2021) di evitare il pronunciamento in favore del personale. Una Amministrazione Comunale che in ogni modo e in ogni occasione ha sempre cercato di contrastare il diritto degli iscritti alla Cassa ad ottenere la restituzione delle somme che sono state prelevate mensilmente e nel tempo direttamente dalla loro busta paga solo perché avevano deciso di iscriversi ad una Cassa Prestanza istituita dal Comune di Bari nel lontano 1924 con deliberazione n.707 del 6 maggio 1924 del Commissario Prefettizio, il cui scopo era concedere forme di prestiti, sussidi, un premio di buona uscita alla cessazione del rapporto di lavoro e altre forme di previdenza e assistenza” – sottolineano.

“Una Cassa – proseguono le sigle sindacali – presieduta dal Sindaco pro tempore e i cui bilanci nonché le modifiche statutarie obbligatoriamente dovevano essere approvati dal Consiglio Comunale. A questo punto il Consiglio Comunale potrà, finalmente, far valere il diritto di questi lavoratori ad ottenere quantomeno i soldi versati, considerato che l’adesione dei lavoratori alla Cassa è avvenuta perché il personale sapeva che era una Cassa di Prestanza istituita dall’Ente (e non dai lavoratori) e che vi era un formale e sostanziale controllo da parte dei Consigli Comunali che nel tempo si sono avvicendati alla guida della Città di Bari e dallo stesso Sindaco di Bari pro tempore o suo delegato che ne assumeva la presidenza, esercitando pienamente i relativi compiti nell’amministrazione della Cassa. Oggi questo Consiglio Comunale, senza temere l’intervento della Corte dei Conti, deve provvedere a fare chiarezza sulla natura giuridica della Cassa, come ordinato dal Consiglio di Stato, e come è già avvenuto nel lontano 1974, con sentenza del giudice del lavoro n.235 del 22/07/1974 recepita con deliberazione del Consiglio Provinciale di Bari n.55 del 17/05/2000, per la ex Provincia di Bari, per una analoga Cassa di Prestanza istituita anche quella dall’Ente pubblico, come quella del Comune di Bari, nel decennio 1924-1934 e per la precisione nell’anno 1933” – aggiungono ancora.

La Cassa, va sottolineato, è stata voluta e costituita dal Comune di Bari nel 1924 per un interesse pubblico e per fini mutualistici dovuti alla grave crisi economica del tempo con un atto amministrativo. A differenza di qualsiasi associazione tra soggetti privati, lo Statuto approvato dal Consiglio Comunale, ha stabilito clausole che richiamano innanzitutto la responsabilità dell’Amministrazione Comunale per i ruoli rivestiti: dal Presidente della Cassa che è il Sindaco o suo delegato, alla nomina dei revisori dei conti, al Consiglio Comunale che approva i bilanci e le modifiche statutarie; ma anche fissando regole ben precise come la irrevocabilità dell’iscrizione alla Cassa che nulla ha a che vedere con lo status di associazione non riconosciuta. In particolare, il dipendente del Comune di Bari una volta che si iscriveva non poteva più tornare indietro sulla sua decisione e quindi era tenuto a versare obbligatoriamente ogni mese la propria quota stabilità dal Consiglio Comunale.

“Insomma – proseguono i sindacati – la verità è che sulla Cassa Prestanza le Amministrazioni Comunali, nel tempo, non hanno adempiuto al loro compito e ora non possono essere i lavoratori e pensionati iscritti a pagarne le conseguenze, solo perché hanno avuto fiducia nel proprio Ente, solo perché si sono iscritti ad una Cassa Prestanza a cui non potevano più sottrarsi fin quando risultavano dipendenti del Comune di Bari, solo perché sapevano che c’era il controllo da parte del Comune di Bari che contribuiva anche con proprie risorse al mantenimento della stessa Cassa. Non è possibile che i lavoratori debbano veder sfumati i “loro risparmi”, che debbano subire una procedura di liquidazione della Cassa (anche questa è una procedura che avviene su una scelta operata dall’Amministrazione Comunale) che non permetta loro di recuperare tutte le somme che il Comune di Bari ha trattenuto mensilmente dalle loro buste paghe nel corso degli anni” – sottolineano specificando che è una conclusione che “non può essere accettata”.

Sono proprio i lavoratori e i pensionati iscritti alla Cassa a mostrare rabbia e delusione, ragione per cui l’intento è chiedere al Consiglio Comunale di “porre fine alla controversia riconoscendo la vera natura della Cassa, che probabilmente non è annoverabile tra le Istituzioni Pubbliche, ai sensi dell’art.114 del TUEL, ma certamente non può nemmeno essere considerata una associazioni non riconosciute istituite tra soggetti privati, per questo è indispensabile l’adozione di una delibera del Consiglio Comunale che chiarisca una volta per sempre la vera natura di una Cassa che quando è stata istituita nel 1924 rispondeva esattamente ai criteri di una Istituzione Pubblica e che in seguito i diversi Consigli Comunali che si sono succeduti nel tempo non hanno mai avuto il coraggio di intervenire per rivedere quegli aspetti che presentavano delle criticità per la sussistenza della stessa. Oggi questo Consiglio Comunale è chiamato a fare giustizia, lo richiede il Consiglio di Stato, ed è tenuto a sanare quanto non è stato fatto dai Consigli Comunali che lo hanno proceduto. Spetta a questo Consiglio Comunale definire la controversia, stabilire la natura della Cassa e finalmente permettere ai lavoratori di riottenere i propri soldi, perché non si tratta di concedere benefici o prebende per i dipendenti comunali, ma solo di restituire ai lavoratori quanto prelevato mensilmente dalle loro buste paga, quanto sottratto mese dopo mese, per anni, ai loro salari” – evidenziano infine.

“Non è assolutamente possibile – concludono – che oltre 1.400 famiglie, tra lavoratori e pensionati, possano perdere il capitale versato, per questo, siamo pronti a sostenere i lavoratori e i pensionati già iscritti alla Cassa in tutte le iniziative che vorranno intraprendere per far valere i loro diritti”.

Foto repertorio

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