L’incertezza frena ancora la ripresa, con famiglie e imprese che temono aumenti di tasse e dei prezzi. E’ quanto emerge da un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Metrica Ricerche, sul sentiment di famiglie e imprese sugli ultimi mesi del 2021.Da qui alla fine dell’anno, le imprese sono più ottimiste (42,7%) rispetto alle famiglie (24,3%). Ma se le imprese prevedono un miglioramento della propria attività (61%) e più investimenti (una su tre), le famiglie temono un possibile calo dei redditi (per l’80%) e dei risparmi (68,5%), prevedendo consumi sostanzialmente stabili (75,5%) e prudenza per viaggi, vacanze, tempo libero.
Il confronto appare chiaro da un primo grafico nel quale interrogate sulla ripresa economica le famiglie indicano nel 29% di avere una fiducia molto o abbastanza bassa, contro il 7,1% delle imprese.
La maggioranza teme ancora grande incertezza (50,2% per le imprese, il 46,7% per le famiglie) mentre ad essere ottimiste sul breve futuro sono il 42,7% delle imprese contro il 24,3% delle famiglie. Tra i maggiori ostacoli alla ripresa le famiglie indicano al primo posto l’aumento delle tasse, seguito da quello dei prezzi e dalla perdita del posto di lavoro, per poi seguire con la situazione sanitaria e il calo dei redditi. Anche le imprese mettono al primo posto l’aumento delle tasse, seguito al secondo dal calo dei redditi delle famiglie e al terzo dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Del resto le imprese, anche se con cautela, iniziano a vedere la fine del tunnel.
C’è un 6,8% che prevede addirittura un forte miglioramento, ma anche un 60,9% che vede una progressione positiva lenta ma costante. Certo rimane un 30,5% che segnala una situazione di stabilità e un 1,5% che vede un peggioramento. Il clima positivo si riversa anche sugli investimenti (il 33,8% li prevede in crescita) e un po’ meno sull’occupazione (solo il 18,9% indica una ripresa, contro un 75,4% che barra la casella della stabilità. Diversa è la posizione delle famiglie.
Sull’andamento dei redditi e di consumi l’ago pende negativamente: per i primi l’80% delle famiglie indica stabilità o calo, un dato che si contrappone ad un 20% che ipotizza una crescita. Anche i risparmi sono previsti dal 68,5% in calo o stabili. Anche i consumi negli ultimi mesi dell’anno risentiranno di questi timori con prevalenza di stabilità nella spesa per beni e servizi (esclusi gli alimentari) per il 75,5% delle famiglie e sostanziale parità tra chi prevede un aumento (12,3%) e chi un calo (12,2%). Quanto alle tipologie di acquisti, i maggiori cali riguardano il comparto turistico (viaggi e vacanze segnano un -29%), quello del tempo libero (spettacoli, concerti, partite allo stadio con -24,5%) e l’acquisto di auto e moto (-24,6%). Tra i canali di acquisto, online (+3,1%) e grande distribuzione organizzata (+2%) si confermano tra le modalità preferite dai consumatori, mentre i negozi tradizionali segnano un calo del 4% e particolarmente penalizzati appaiono gli acquisti nelle grandi catene (-9,1%)e nei centri commerciali (-11,3%). (Ansa)